Risalgono all’epoca greco-romana le origini della cucina napoletana. Pare, tra l’altro, che il termine “scapece” (un modo tipico di preparare le zucchine con aceto e menta) derivi dal latino. Ancora, tra le specialità dei pompeiani c’era un particolare tipo di cavolo.  Lo stesso nome della pizza  deriva probabilmente da “pinsa”, participio passato del verbo latino pinsere, che vuol dire schiacciare. Simone Ferrante, ventottenne patron da tre anni de “A’ Purtecella” di Torre Annunziata, basa la sua cucina proprio su questi ed altri piatti della tradizione partenopea che affondano le loro radici nel fertile substrato greco-romano.
Il locale è un vero e proprio tempio del gusto a cui si accede attraverso una piccola porta che introduce a un ambiente confortevole e dallo stile greco su tre livelli, con l’apertura della suggestiva terrazza d’estate. Ambienti freschi e verdeggianti, separati da una scala a chiocciola scavata nella pietra. Il menù (sia quello del ristorante che quello della pizzeria) è sempre in fieri, cambia a seconda della disponibilità degli ingredienti (dunque in base alla stagionalità) e all'estro dello chef e del pizzaiolo. E per ogni piatto o pizza in cantina c'è sempre il vino giusto da abbinare.
Accanto a Ferrante, ai fornelli c’è lo chef Salvatore Guarro, anche lui giovanissimo, che non smette mai di sorprendere la clientela con piatti semplici e al contempo unici per come vengono presentati e per il gioco di consistenze che rendono le pietanze talmente sfiziose da volerle mangiare fino all’ultimo boccone. Non è da meno la pizza ottenuta con un impasto a lunga maturazione e farcita con ingredienti che rimandano al territorio vesuviano. Anche l’offerta dei vini strizza un occhio a quelli che vengono fuori da uve che nascono sui terreni del Vesuvio, ma non mancano anche etichette di vini ottenuti con uve da vitigni italiani ed internazionali conosciuti. Una visita è d’obbligo. Anche di sera. Magari dopo aver visitato gli scavi di Oplonti.