Venerdì 21 dicembre, presso il Palazzo Municipale di Cercola, a partire dalle 19:00, sarà presentato il libro delle Psicologhe Antonella D’Andrea, Ida Esposito e Amelia Ferrara  “Racconti Introspettivi” (letture terapeutiche), con le illustrazioni di Elisabetta Pedata ed edito per Spring Edizioni.

Alla presentazione prenderanno parte oltre alle autrici e alla Pedata, l'avv. Vincenzo Fiengo, Sindaco di Cercola, Antonella Ferraro, Assessore alla Cultura del Comune di Cercola, l'avvocata Rossella Calabritto, il giornalista Gennaro Piccolo e l'attore Carlo Musella

Il pensiero, il sentire, il visto ma anche il non detto, il taciuto, l’incapacità di intraprendere un’anabasi verso le proprie pure emozioni, le proprie paure, i propri traumi. In una contemporaneità liquida che ha sciolto le solide basi date dai (seppur pochi) momenti di introspettiva e di concreta e palpabile vita, connettendoci a una virtuale e sfuggente realtà che di fatto ci ha “disconnesso” dal nostro mondo interiore e da una sana capacità relazionale, alterando non solo il senso del sociale ma soprattutto il confronto con noi stessi, a l’uomo occorre una guida, un novello Virgilio che lo accompagni nella personale discesa agli inferi dell’“Io”, per così riconoscere e affrontare i propri demoni e compiere un processo di catarsi.

Ed una guida in tal senso può essere certamente la Psicologia, come sostenuto dalle dott.sse Antonella D’Andrea, Ida Esposito e Amelia Ferrara nel loro libro “Racconti Introspettivi” (letture terapeutiche).

In un’epoca di grandi cambiamenti - spiegano le autrici - dove il mondo della comunicazione ha subito enormi evoluzioni, e le relazioni spesso sono state sostituite dalle “connessioni”, la Psicologia entra nella vita quotidiana non più come esclusivo strumento di “guarigione” dalla sofferenza psichica, ma come canale di riflessione e promozione al benessere della persona, in tutti gli ambiti della vita.  Lo scopo di diffondere la cultura della Psicologia, passa attraverso una riflessione profonda degli addetti ai lavori, consapevoli che non è più possibile negare la dimensione psicologica sulla qualità della vita. La Psicologia entra nell’immaginario collettivo non solo come strumento di diagnosi e cura, ma di conoscenza personale e delle relazioni umane. In un’epoca sempre più veloce, dove la celerità spesso demolisce la riflessione personale e lo spazio di crescita evolutiva, gli psicologi sostengono nuovi strumenti di consapevolezza e crescita personale. Siamo tre psicologhe, tre amiche, che condividono un percorso di vita fatto di legami profondi; la passione per il nostro lavoro, pomeriggi trascorsi a riflettere sulle sofferenza dei pazienti, la voglia di trovare nuove chiavi di lettura per permettere a questi ultimi, di raggiungere nuove cognizioni, il desiderio di scoprire quelle stanze buie che si celano negli abissi più profondi delle loro sofferenze, dove poter trovare nuova linfa. Questo libro è una nostra ricerca, e attraverso i racconti terapeutici abbiamo provato a scorgere nuovi strumenti per entrare in connessione con la sofferenza, per non negarla, ma viverla come un passaggio evolutivo importante, quasi obbligato per giungere a quell’adultità fatta di consapevolezze e nuovi significati dell’esistenza.   “Racconti introspettivi; letture terapeutiche” non è un semplice volume, ma un viaggio introspettivo, affascinante, profondo, a tratti straziante ma pur sempre catartico. Il libro è composto da nove racconti che toccano temi profondi ed attuali come “la depressione”, “il lutto”, “l’ansia”, in cui abbiamo accompagnato i nostri pazienti nei meandri più profondi delle loro fragilità, questi racconti vogliono auspicare di arrivare ai segreti più oscuri della nostra anima, perché solo a livelli di condivisione così profondi possono accadere le più interessanti metamorfosi”.

A completare il libro e a integrare la scrittura, le significative e belle illustrazioni di Elisabetta Pedata. Ventisette, tre per ognuno dei nove racconti. Ed è un fondamentale contributo quello apportato dalle illustrazioni, che assolvono alla perfetta e necessaria funzione di fornire quell’immaginario visivo che da sempre l’essere umano ricerca per la propria sopravvivenza nel rapporto tra la realtà e l’immaginazione. Senza un’immagine che faccia da ponte tra il desiderato, l’immaginato (appunto) e il vissuto, che dia a suo modo certezza a ciò che è e a ciò che si vuole, si perde non solo un punto di riferimento ma soprattutto la possibilità di far vivere i sogni senza staccarsi totalmente dalla realtà. Un bisogno questo che è dell’uomo da sempre.

Vedo “Racconti introspettivi”, di cui ho curato la parte illustrativa - racconta Elisabetta Pedata - come un libro che prende per mano: Le immagini hanno sempre avuto un posto di primo piano nella comunicazione universale. Sono state per secoli, e lo sono ancora, intrattenimento privato, ma il loro scopo è anche universale, una forma di identità, come la lingua. E come la lingua comunicano, ma in maniera più diretta, più immediata. Anche oggi, se sfogliamo un libro, se guardiamo la TV, se camminiamo per strada, il canale visivo è il primo ad essere stimolato, perché le immagini sono le prime a colpire la nostra attenzione. Se andiamo in libreria, a meno che non cerchiamo un libro specifico, quello che ci colpisce è la copertina, poi sfogliamo il libro e soddisfiamo la nostra emozione tattile, ma anche la curiosità di sapere dentro com’è fatto, se ci sono figure. Ecco, in questo senso vedo “Racconti Introspettivi” come un libro che prende per mano, perché è costituito da una consistente parte figurativa con cui il lettore può connettersi con immediatezza e dalla quale riceve una prima interpretazione del testo; poi si viaggia nei racconti, per approfondire infine, nelle schede tecniche conclusive, le tematiche psicologiche trattate. Ci accompagna dunque gradualmente, in maniera prima leggera, poi via via più profonda, nella lettura del libro prima e di se stessi dopo… Dopo vari esperimenti tecnici e stilistici ho scelto come tecnica l’acquerello, perché la freschezza della pennellata si sposa meglio col fluire delle emozioni, e allo stesso tempo utilizzata in bianco e nero rende più drammatiche le immagini. Lo stile parte dal realismo ma lo supera grazie a una traduzione più concettuale delle scene, così da permettere al lettore di dare una lettura personale ad ogni illustrazione, di diventare anch’egli protagonista, di sentire suo il libro, perché la sua traduzione dell’immagine sarà personale e dettata dal proprio vissuto. Questo renderà il libro unico per ciascuno. E un legame con un libro è sempre una porta aperta, è segno che il contatto che doveva avvenire c’è stato”.

Racconti e immagini, quindi, quali validi e (forse) necessari compagni di uno o più percorsi introspettivi che ognuno di noi dovrebbe avere il coraggio (purtroppo spesso si ha paura di dover scoprire e “certificare” i propri limiti) di intraprendere o almeno di provare a conoscere.