FERRARA. A 17 giorni dal primo omicidio, quello del barista Davide Fabbri a Budrio, e a 9 giorni dall'inizio della caccia all'uomo dopo l'assassinio della guardia giurata Valerio Verri a Portomaggiore (Ferrara), è ancora a piede libero il feroce killer serbo Norbert Feher alias Igor Vaclavic, ricercato per i due omicidi in Italia, oltre a diverse rapine, e per rapina con violenza sessuale in Serbia.

Centinaia di carabinieri coadiuvati da forze speciali, come i cacciatori di Calabria e i paracadutisti del Tuscania, lo cercano incessantemente battendo una 'zona rossa' di circa 40 chilometri individuata tra il Bolognese e il Ferarrese, nelle campagne fra Marmorta e Campotto. Ormai è stata perlustrata quasi la metà del perimetro tracciato dalle forze dell'ordine. I tempi, però, si stanno facendo sempre più stretti e le forti piogge di sabato e domenica notte potrebbero aver giocato a favore del fuggitivo nel cancellare o attenuare le tracce fiutate dai cani molecolari.

Secondo le unità cinofile, però, il killer si troverebbe ancora all’interno della 'zona rossa'. Gli inquirenti si sarebbero dati tempo fino al 25 aprile prima di cambiare strategia di ricerca. Il killer, intanto, è stato riconosciuto in modo inequivocabile da Marco Ravaglia, la guardia ecologica ferita da Feher che, dal suo letto del reparto di terapia intensiva dell’ospedale Bufalini di Cesena, ha ricostruito cos'è accaduto nelle campagne del Mezzano quando, insieme al collega Valerio Verri, ha fermato il killer per un controllo antibracconaggio e il fuggitivo ha sparato 4 colpi contro di lui e uno contro Verri, uccidendolo.

Si fa strada sempre di più l'ipotesi che il killer abbia appoggio e sostegno da qualcuno che potrebbe avergli fornito un rifugio ed essere anche suo complice. Da giorni continuano ad essere sentite persone che, in passato, sono entrate in contatto con lui, anche per vie traverse. Gli investigatori coordinati dalle procure di Bologna e Ferrara, inoltre, non hanno trascurato nessun elemento ricavabile dall’utenza telefonica che il killer ha avuto in uso fino a domenica 9 aprile, il giorno successivo all’omicidio del Mezzano, otto giorni dopo il delitto di Budrio.

Il cellulare non è intestato a Feher ma era lui a disporne, come indicano gli accessi al suo profilo Facebook per cancellare le fotografie che avrebbero potuto compromettere i suoi contatti. Il killer avrebbe utilizzato, in questi mesi almeno tre schede telefoniche, in tutti e tre i casi intestate a persone diverse, tra cui una donna; persone che sono state già interrogate dalle forze dell'ordine.

Anche sulle farmacie in zona resta alta l’attenzione, vengono visionate le immagini delle telecamere di videosorveglianza e ogni giorno i carabinieri sono in contatto con i farmacisti perché segnalino qualsiasi cliente sospetto. Feher, infatti, come testimoniano le tracce di sangue trovate fuori dal bar di Budrio e sul Fiorino rubato per la fuga e poi abbandonato, sarebbe ferito. Il kit di pronto soccorso trovato nel furgoncino, però, non è risultato acquistato in nessuna farmacia della zona.