Eccesso colposo di legittima difesa, Deborah torna libera
di Redazione
Mar 21 Mag 2019 14:45
Notificato a Deborah Sciacquatori e al suo avvocato, Sarah Proietti, il decreto di liberazione. La contestazione formalizzata alla 19enne, che all'alba di domenica ha ucciso il padre al culmine dell'ennesima aggressione subita da lei, dalla mamma e dalla nonna paterna, è eccesso colposo di legittima difesa. Il provvedimento arriva all’esito degli accertamenti, sentite le testimonianze e alla luce dei primi esiti dell’esame autoptico. "L’atto compiuto da Deborah Sciacquatori si può qualificare come un episodio di eccesso colposo - si legge nel decreto motivato di liberazione - Per questo motivo, anche alla luce della personalità della ragazza, non si ritengono sussistenti le esigenze cautelari, in particolare quelle di reiterazione del reato, essendosi trattato di un episodio chiaramente determinato da un contesto familiare difficilmente replicabile". "Non si ravvisano neppure il pericolo di fuga, del tutto insussistente - si legge ancora nelle disposizioni del pm Filippo Guerra - né infine le esigenze di genuinità e di conservazione della prova alla luce degli elementi già acquisiti agli atti del procedimento".
"Papà non lasciarmi, ti voglio bene", ha detto Deborah al padre Lorenzo che perdeva sangue. Sarebbe morto di lì a poco, per una emorragia provocata dalla ferita sotto all’orecchio durante la colluttazione avvenuta all’esterno del palazzo. Contro il padre la 19enne ha usato un coltello preso da una collezione del nonno e che teneva in camera in bella vista, tristemente certa di doverlo usare alla prossima aggressione che lei, la mamma e la nonna paterna, ormai quasi cieca, avrebbero subito. "Mio padre è caduto a terra, l’ho sorretto e gli ho detto 'papà non lasciarmi, ti voglio bene’" ha raccontato agli inquirenti la ragazza, sempre in lacrime. Dopo essersi resa conto di quanto accaduto, è salita in casa a prendere dei prodotti congelati da posizionargli sotto la testa. Sperava così di tamponare la ferita.
DOMENICA NOTTE - Alle 4:50 di domenica mattina Lorenzo Sciacquatori è rientrato nell’appartamento in via Aldo Moro, a Monterotondo, ubriaco dopo la notte passata fuori: ha preso a calci e a pugni la porta per far alzare la compagna, sua coetanea e sono iniziate le abituali aggressioni, le urla che tutti nel palazzo sentivano da sempre. E' la ricostruzione fatta dal procuratore Francesco Menditto, dopo la firma del decreto di liberazione. "Mi devi andare a comprare da bere" grida la vittima alla donna. Antonia esce per accontentarlo, sperando di calmarlo. Quando torna la situazione non è migliorata, la figlia é chiusa in camera con la nonna al riparo da altre aggressioni. Quando il padre arriva anche lì, Deborah decide di intervenire: volano pugni, quelli che proprio Lorenzo ha insegnato alla figlia.
E' a quel punto che le tre donne scappano di casa, la 19enne ancora in pigiama: lui le insegue, raggiungendole dove si erano nascoste. Le aggredisce provando prima a strattonare l’anziana madre perché rientrasse, poi afferra di spalle la compagna, cingendole il braccio intorno al collo. Deborah cerca di portare via la madre, la colluttazione è violenta al punto che impugna il coltello del nonno che finisce nel collo del padre, appena sotto l’orecchio. "Papà smettila, non fare niente" gli urla ancora ignara della ferita che inizia a perdere sangue. Quando la 19enne realizza ciò che è successo, prova a rimediare: "Non mi lasciare, io ti voglio bene" gli urla disperata, prima di tamponargli la ferita con delle confezioni di verdura surgelata arraffata in tutta fretta in casa.
I MALTRATTAMENTI E LE VIOLENZE - Maltrattamenti in famiglia, aggressione a pubblico ufficiale e violenza a terze persone. Sono i precedenti accumulati da Lorenzo Sciacquatori tra il settembre del 2014 e il marzo del 2015. Uscito dal carcere nel 2016, però, nessuno tra poliziotti e carabinieri sentirà parlare di lui: non una denuncia, non una segnalazione. Eppure le aggressioni in famiglia ma anche al di fuori (il senzatetto sentito dall’AdnKronos ieri è solo un caso) continuano. Vittima soprattutto la compagna Antonia.
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