Il Papa in visita al Quirinale
Approccio condiviso alle questioni del lavoro, dell'immigrazione, del clima, del terrorismo
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Sab 10 Giugno 2017 18:42
ROMA. I valori della Costituzione italiana come risposta e guida di fronte alle sfide che interpellano l'Italia e il mondo - a cominciare dalla mancanza di occupazione - e coloro che hanno responsabilità nelle Istituzioni, naturalmente nella rigorosa distinzione delle competenze politiche da un lato e religiose dall'altro. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e Papa Francesco, trovano nel richiamo ai principi della Carta fondamentale il filo che lega un approccio condiviso alle questioni del lavoro, dell'immigrazione, del clima, del terrorismo, manifestato negli ultimi due anni seguiti alla visita del Capo dello Stato in Vaticano, poche settimane dopo la sua elezione, e ricambiata questa mattina dal Sommo pontefice al Quirinale. Centrale il colloquio di una ventina di minuti nello Studio alla Vetrata, per passare in rassegna le questioni poi illustrate nei discorsi tenuti nel salone dei Corazzieri, davanti alle rispettive delegazioni e ad esponenti istituzionali e politici. Fondamentale il tema del lavoro, evocato da Bergoglio nella sua recente visita a Genova, proprio richiamando l'articolo uno della Costituzione, nella quale sono iscritti, ricorda il Capo dello Stato, «quei valori di centralità della persona, di giustizia, di solidarietà, di condivisione» che «sono anche alla base di tante manifestazioni della testimonianza della Chiesa Cattolica». Valori, fa eco il Pontefice, che rappresentano «uno stabile quadro di riferimento per la vita democratica del popolo» e per affrontare «problemi e rischi di varia natura» con i quali «l'Italia e l'insieme dell'Europa sono chiamate a confrontarsi: il terrorismo internazionale, il fenomeno migratorio, la difficoltà delle giovani generazioni di accedere a un lavoro stabile e dignitoso».
L'OCCUPAZIONE VALORE SOCIALE CHE GARANTISCE DIGNITà CONTR EMARGINAZIONE. Ed è proprio questo il tasto che Mattarella e Francesco toccano con particolare incisività. «L'occupazione, e la dignità -che ad essa è intrinsecamente legata- deve costituire -afferma il Capo dello Stato- il centro dell'esercizio delle responsabilità di istituzioni e forze sociali, così da prevenire e curare fenomeni di emarginazione, povertà, solitudine e degrado». «Il disagio giovanile, le sacche di povertà, la difficoltà che i giovani incontrano nel formare una famiglia e nel mettere al mondo figli -rimarca il Papa- trovano un denominatore comune nell'insufficienza dell'offerta di lavoro, a volte talmente precario o poco retribuito da non consentire una seria progettualità. È necessaria un'alleanza di sinergie e di iniziative perché le risorse finanziarie siano poste al servizio di questo obiettivo di grande respiro e valore sociale e non siano invece distolte e disperse in investimenti prevalentemente speculativi». Mattarella si sofferma poi sui rischi legati a «fenomeni globali incontrollati, come il riscaldamento del pianeta» e ricorda come l'enciclica 'Laudato si'' abbia preceduto di pochi mesi l'Accordo di Parigi sul clima, «punto di partenza al quale non intendiamo abdicare».
IMPEGNO COMUNE SUI MIGRANTI. Nelle parole del Presidente della Repubblica e in quelle del Papa si susseguono reciproci rimandi a convincimenti ed espressioni richiamati sovente da entrambi, segno di una sintonia espressa anche nella scelta di non scambiarsi anticipatamente i rispettivi discorsi. Così quando Francesco elenca questioni che, «a causa della loro complessità, nessuno può pretendere di risolvere da solo», è automatico ricordare il monito ripetuto continuamente da Mattarella di fronte al «dramma dei migranti», che «richiede un comune impegno da parte della comunità internazionale», perchè «i grandi problemi di questa epoca, se affrontati con un approccio inadeguato e angusto e con scarsa lungimiranza, rischiano di travolgerci». E il Papa, dopo aver reso merito al «modo col quale lo Stato e il popolo italiano stanno affrontando la crisi migratoria», concorda sul fatto che «poche Nazioni non possono farsene carico interamente, assicurando un'ordinata integrazione dei nuovi arrivati nel proprio tessuto sociale. E' indispensabile e urgente che si sviluppi un'ampia e incisiva cooperazione internazionale».
CHIESA IMPEGNATA NELLA VITA NAZIONALE. La stessa collaborazione necessaria per rispondere alla tremenda sfida lanciata dal terrorismo. Mattarella a questo proposito ricorda il recente viaggio del Pontefice in Egitto, il colloquio con le autorità religiose islamiche dell'Università di El Azhar. «Parole, e gesti, che hanno rappresentato un passo decisivo verso una maggiore comprensione reciproca, verso la costituzione di un fronte comune nei confronti dell'estremismo e del fanatismo, di qualunque matrice esso sia». Rientrando nei confini nazionali, il Capo dello Stato e Francesco si soffermano sulla drammatica esperienza vissuta dalle popolazioni dell'Italia centrale colpite dai terremoti succedutisi dalla fine dell'estate scorsa fino all'inizio dell'inverno, prima di incontrare nei giardini del Quirinale una rappresentanza di scolaresche, alcune presenti anche nel salone dei Corazzieri, che il Papa invita ad andare «avanti con coraggio, sempre su». Mattarella sottolinea come la Chiesa, «in tutte le sue espressioni, dalle organizzazioni di volontariato ai movimenti laicali», sia stata «fortemente impegnata al fianco delle Istituzioni, per alleviare la sofferenza delle popolazioni interessate» dal sisma, esempio di «una presenza che risalta, in modo particolare, nei momenti più difficili della nostra vita nazionale». Manifestazione, conferma il Pontefice «di proficua collaborazione tra la comunità ecclesiale e quella civile».
VERA DEMOCRAZIA RICHIEDE RESPONSABILITà. Una «instancabile azione, al fianco delle Istituzioni nazionali, nella più ampia riaffermazione dei valori di giustizia, equità, apertura e tolleranza sui quali si fonda la Repubblica», mette ancora in risalto Mattarella, che «contribuirà a rafforzare quel senso di comunità che nel nostro Paese è radicato e forte ma che, tuttavia, può incrociare, talvolta, un insufficiente spirito di concreta autentica convivenza». «Guardo all'Italia con speranza -è l'incoraggiamento di Bergoglio- che, se saprà avvalersi di tutte le sue risorse spirituali e materiali in spirito di collaborazione tra le sue diverse componenti civili, troverà la via giusta per un ordinato sviluppo e per governare nel modo più appropriato i fenomeni e le problematiche che le stanno di fronte». Tutto ciò, evidenzia il Capo dello Stato, rimanda anche e soprattutto alla «dimensione della responsabilità, chiamata a declinarsi, quotidianamente, all'interno delle Istituzioni», e che quindi coinvolge, aggiunge il Papa, «tutti coloro che hanno responsabilità in campo politico e amministrativo», dai quali «ci si attende un paziente e umile lavoro per il bene comune, che cerchi di rafforzare i legami tra la gente e le Istituzioni, perché da questa tenace tessitura e da questo impegno corale si sviluppa la vera democrazia».
PAPA: PREGHI PER ME. MATTARELLA: SONO COMMOSSO. Parole suggellate dalla calorosa e prolungata stretta di mano con la quale il Capo dello Stato e il Pontefice si salutano all'inizio della visita nel Cortile d'onore del Quirinale, in una atmosfera resa rumorosamente festosa dalla presenza delle scolaresche e dalle famiglie dei dipendenti della Presidenza della Repubblica, che va insolitamente al di là del rigido e algido protocollo previsto in queste occasioni. E che si ripete al momento del congedo del Papa: «Lei preghi per me e io lo faccio per lei», afferma Francesco, al quale Mattarella replica con un «sono commosso» particolarmente sentito.
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