SALERNO. «Nel ventesimo secolo l'aspettativa di vita è cresciuta molto velocemente. Siamo una società che sta invecchiando, si tratta di un aspetto positivo. In 150 anni abbiamo avuto il raddoppio dell'aspettativa di vita rispetto ai primi dell'800. L'Italia è uno dei Paesi più longevi del mondo, ma la Campania è la regione che ha l'aspettativa di vita più bassa e questo è un dato che deve far riflettere». Lo sottolinea Nicola Ferrara, direttore della cattedra di Geriatria all'Università Federico II di Napoli, intervenuto oggi a Salerno all'evento “Il segreto della longevità nel Cilento a servizio dei pazienti", organizzato dall'Aisc, Associazione italiana pazienti scompensati cardiaci. «Sono molto colpito dall'impegno etico e personale che Aisc mette in questa iniziativa», evidenzia il docente. «Dal 1980 a oggi - spiega Ferrara - si registra un successo della cardiologia perché la mortalità per malattie cardiovascolari si è ridotta in maniera evidente. Nel passato un infartuato su tre moriva. Oggi, grazie ai progressi, siamo arrivati a risultati importanti. La mortalità è calata fino al 15%. Nonostante ciò, c'è ancora la necessità di fare altro, di individuare ad esempio modelli assistenziali innovativi che non lascino al solo ospedale o al solo medico di base il compito di trattare lo scompenso cardiaco che è sempre più caratterizzato da multimorbilità e rischio di disabilità». «Per rispondere a questa emergenza assistenziale - conclude il geriatra - è necessaria una vera e propria presa in carico del paziente con tutti i suoi problemi, non solo sanitari. Serve un progetto di cura multidisciplinare e integrato con al centro il paziente e la sua famiglia. Abbiamo bisogno di una risposta forte da parte della Regione Campania. Ma la soluzione non è in nuovo complesso ospedaliero, bensì in una rete territoriale che deve rispondere nel più breve tempo possibile, senza escludere gli ospedali, ma includendo , per l'appunto, le famiglie».