I Carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 7 "elementi apicali" del clan dei Casalesi ritenuti, a vario titolo, i mandanti e gli esecutori dell'omicidio del vigile urbano Antonio Diana, ucciso a 30 anni a San Cipriano d'Aversa (Caserta) l'11 febbraio 1989. L'indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli è stata riaperta a maggio 2014 a seguito delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, tra i quali Antonio Iovine, detto "o ninno", vertice del clan. Secondo quanto ritenuto dal gip, il fatto si colloca nel contesto dello scontro armato tra le due fazioni del clan dei Casalesi: una, poi risultata vincente al termine del conflitto, capeggiata dalla triade Francesco Schiavone, detto "Sandokan", Francesco Bidognetti, detto "Cicciotto e mezzanotte", e Vincenzo De Falco, detto "o fuggiasco"; e l'altra decimata militarmente e composta dagli affiliati rimasti fedeli alla famiglia Bardellino e capeggiata dal nipote diretto di quest'ultimo, Antonio Salzillo detto "Capacchione", alleato con Sebastiano Caterino detto "l'evraiuolo" e con Luigi Venosa detto "cucchiere". Il movente dell'omicidio è stato individuato nella necessità di vendicare l'assassinio di Michele Russo, nell'ambito del quale è stato ritenuto che il vigile avesse svolto il ruolo di "specchiettista". I Carabinieri hanno eseguito l'ordinanza nelle province di Caserta, Napoli, L'Aquila, Ascoli Piceno, Parma e Viterbo.