NAPOLI. A conclusione di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli, la Dia sta eseguendo un’ordinanza di applicazione di misura coercitiva emessa dal Gip presso il Tribunale di Napoli su richiesta della locale Dda nei confronti di Bruno Potenza, 56 anni,  detenuto presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere, e Maurizio Di Napoli, 42 anni, destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari.

Potenza è ritenuto dagli investigatori responsabile di favoreggiamento aggravato dall’art.7 l.203/91 nei confronti di Antonio Lo Russo, già esponente di vertice dell’omonimo clan ed oggi collaboratore di giustizia. In particolare, nell’ambito delle indagini svolte, supportate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia ma anche da attività tecniche, sarebbe emerso che Potenza, durante il periodo della latitanza di Lo Russo, durato dal maggio 2010 all’aprile 2014, riceveva da questi la somma di 500.000 euro, consapevole che si trattasse di parte della cassa del clan, al fine di aiutare Lo Russo a “diversificare” i rischi di sequestro da parte dell’autorità giudiziaria  tramite il ricorso a diverse modalità di custodia dei profitti economici delle attività delittuose cui la sua organizzazione era dedita da anni.  

Inoltre Potenza e Di Napoli sono ritenuti responsabili dagli inquirenti di interposizione fittizia di beni, poiché il primo avrebbe attribuito fittiziamente al secondo la titolarità della società cui è riconducibile l’attività di ristorazione – sala per ricevimenti Villa delle Ninfe con sede in Pozzuoli, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione.

In particolare, nell’ambito delle indagini, supportate come detto da attività tecniche, oltre che da mirati accertamenti patrimoniali, sarebbe emerso che la gestione del ristorante, ad onta della formale conclusione di un contratto di fitto d’azienda con una società apparentemente “terza”, era sempre stata di Bruno Potenza, anche durante la detenzione di quest’ultimo il quale, colpito da un ordine di esecuzione emesso dalla Procura Generale  per un residuo di 5 anni e 3 mesi di reclusione in esecuzione di sentenza di condanna, si era presentato presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere dove, allo stato, risulta ristretto.     

Non è la prima volta che i beni riferibili ai fratelli Potenza, sono stati oggetto di sequestro. A luglio del 2017 erano stati sequestrati ai fratelli Potenza vari beni, tra i quali il ristorante Villa delle Ninfe, per un valore di circa 20 milioni di euro.