Delitto Ciotola, c’è il movente: una partita di droga non pagata
Si affievolisce la pista di una vendetta trasversale contro Walter Mallo
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Sab 21 Mag 2016 16:25
NAPOLI. Soldi mancanti in un traffico di droga o un contrasto per una partita non pagata. Ecco la chiave dell’omicidio di Lucio Ciotola detto “Ciocio”, agli arresti domiciliari nell’abitazione dei genitori di cupa vicinale Terracina quando è stato trucidato da due killer, il 5 maggio scorso. Il 34enne aveva avuto in passato frequentazioni con esponenti del gruppo Iadonisi di Fuorigrotta e nell’ambito della camorra del quartiere flegreo, federata con il rione Traiano, si stanno cercando gli assassini. L’altra pista seguita, dei contatti tra il pregiudicato e il ras del don Guanella Walter Mallo in relazione alla guerra del rione Sanità, sembra ora meno battuta se non addirittura abbandonata. Lucio Ciotola, a giudicare dalla dinamica del delitto, doveva morire e doveva morire in maniera eclatante. Una punizione mortale e soprattutto, esemplare. Solo così si spiega l’accanimento del killer, che ha fatto fuoco ben 15 volte a ripetizione, rischiando così che qualcuno nel palazzo potesse sentire i colpi e dare l’allarme subito. Un rischio che il clan mandante fatto correre ai due affiliati incaricati dell’esecuzione, travestiti da carabinieri. Hanno bussato alla porta e Lucio Ciotola, abituati anche ai controlli notturni, ha aperto senza sospettare nulla. Al momento dunque, le ipotesi al vaglio dei carabinieri sono due, con la prima ritenuta più verosimile: un vecchio conto in sospeso collegato ai suoi precedenti penali per droga e rapina; uno “sgarro” a un ras della zona in cui abitava. Solo così si può spiegare un omicidio di chiaro stampo camorristico, compiuto con il classico stratagemma del controllo di finti carabinieri ai detenuti agli arresti domiciliari, del 34enne Lucio Ciotola. Uno dei due sicari gli ha sparato in faccia appena ha aperto la porta di casa, in cupa vicinale Terracina. Il rumore sordo di una pistola con il silenziatore ha preceduto di un attimo un solo terribile grido, che ha svegliato di soprassalto gli anziani genitori. Sono corsi con il cuore in gola, ma per il figlio non c’era più niente da fare. Alle 3 aveva pubblicato l’ultimo post su Facebook: “buone notizie”, riferendosi chissà a cosa; alle 4 e 45 si è verificato l’agguato. Lucio Ciotola era considerato una testa calda, ma senza legami con clan. E proprio dal profilo personale sono partiti i carabinieri per fare luce sulla morte del 34enne, che stava scontando un periodo di detenzione preventiva ai domiciliari per rapina: a maggio 2015 era stato arrestato dalla polizia, a luglio aveva ottenuto gli arresti in casa. Era un ex pugile, un tipo che non si faceva passare la mosca per il naso e proprio per questo gli investigatori non escludono che abbia dato fastidio a qualche ras della zona. La vendetta, se questa tesi risultasse attendibile, sarebbe scattata a freddo. Lui certo non temeva niente, altrimenti non avrebbe scritto “buone notizie”. O comunque, non avrebbe aperto con disinvoltura la porta dell’appartamento.
luisan
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