Il nuovo clan di Ponticelli puntava in alto
Il retroscena dell'arresto degli estorsori del gruppo “misto" che ha preso il posto dei De Micco
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Ven 19 Gennaio 2018 19:23
NAPOLI. Fanno parte del nuovo clan che ha conquistato buona parte di Ponticelli, subentrando ai De Micco, i tre estorsori arrestati dalla polizia nei giorni scorsi. Un asse di malavita, definito dagli investigatori Minichini-Rinaldi-Formicola-Aprea, nato proprio per attaccare i “Bodo” in difficoltà dopo il duro colpo inferto al clan lo scorso 28 novembre con 21 arresti. E infatti i poliziotti della squadra giudiziaria di Ponticelli, che li hanno arrestati dopo indagini lampo, non hanno dubbi che si tratti di neo affiliati. Oltre che uomini che non simpatizzavano, per usare un eufemismo, verso i componenti della cosca fino a poco tempo fa sugli scudi. La polizia, dopo l’operazione che ha disarticolato i De Micco, non è stata a guardare ben sapendo che le estorsioni ai commercianti e le piazze di spaccio avrebbero fatto gola ad altri clan. Infatti, già il giorno dopo sono cominciate le “stese” per marcare il territorio e dimostrare forza e potenza ai pochi affiliati ai “Bodo” rimasti in zona. Per un po’ questi ultimi hanno reagito con altrettante sparatorie, e sarebbe un errore darli per finiti, poi la situazione si sarebbe cristallizzata con una prevalenza dell’alleanza Minichini-Rinaldi con l’appoggio dei Formicola e degli Aprea. Un asse quindi tra pregiudicati “ponticellari” nemici dei De Micco e una parte della malavita di San Giovanni a Teduccio e Barra. A incastrare Luigi Crisai, Salvatore Coppola e Vincenzo (i primi due residenti a Ponticelli, il terzo a San Giovanni a Teduccio) è stata la squadra giudiziaria del commissariato Ponticelli (dirigente Antonella D’Andria, sostituto commissario Vittorio Porcini). Investigatori esperti che hanno raccolto immagini di telecamere che dimostrerebbero la responsabilità degli indagati in relazione alle richieste di “pizzo” (fermo restando la presunzione d’innocenza fino a eventuale condanna definitiva) e le dichiarazioni di una decina di commercianti finiti sotto pressione. I quali, inizialmente titubanti, sarebbero poi stati messi con le spalle al muro in quanto non potevano non ammettere che quegli uomini entrati nei loro negozi non erano là per fare acquisti. Poi l’inchiesta ovviamente porterà a una richiesta di rinvio a giudizio o di proscioglimento a seconda della bontà del materiale probatorio raccolto.
I presunti taglieggiatori avrebbero fatto presente alle vittime che in cambio di “tranquillità” avrebbero dovuto versare tre rate di “pizzo”. Inizialmente, almeno in qualche caso, sarebbe stata avanzata una richiesta di 1000 euro. Poi ci sarebbe stata una contrattazione, ma l’intervento dei poliziotti di Ponticelli ha tolto dall’impaccio i commercianti impauriti. E tra lunedì e l’altro uno dopo l’altro sono stati arrestati Luigi Crisai, Salvatore Coppola e Vincenzo Tabasco. Quest’ultimo è il fratello di Giovanni, in carcere con l’accusa di aver partecipato all’omicidio di Vincenzo Ammendola.
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