di Luigi Nicolosi

NAPOLI. Cinema dietro le sbarre di Poggioreale, Pietro Ioia non ci sta a finire nel tritacarne delle polemiche. L’ex narcos di Forcella, accusato dai sindacati di polizia penitenziaria di aver imbastito un’operazione speculativa, respinge punto su punto ogni addebito: «La recitazione è una delle mie più grandi passioni, da ormai quattro anni faccio teatro con i ragazzi delle scuole, ho avuto anche un ruolo nel film “La paranza dei bambini” che uscirà il mese prossimo e adesso mi è capitata questa nuova occasione. Per me è soltanto un’opportunità di lavoro e per raccontare la vita carceraria. Se qualcuno ha offeso la divisa quello di certo non sono io». Il riferimento, tutt’altro che velato, è alle presunte violenze che in passato alcuni detenuti avrebbero subito all’interno della “Cella Zero” di Poggioreale, una realtà sulla quale proprio Ioia ha scritto un libro dato alle stampe nel 2017.

BUFERA IN CARCERE. A innescare la scontro sono state alcune immagini diffuse la settimana scorsa, che ritraggono Ioia in divisa da agente penitenziario all’interno della casa circondariale di Napoli: «Si tratta - spiega il diretto interessato - di un docufilm che uscirà la prossima estate. Una produzione tutta napoletana, che ha fortemente creduto nelle mie doti di attore. Ai signori che oggi mi stanno criticando così duramente vorrei ricordare che oggi nessuno assume gli ex detenuti. Per me la recitazione è un modo come un altro per sbarcare il lunario». Ioia entra quindi nel merito delle critiche mosse nei suoi confronti dal sindacato Osapp: «Quelle parole - spiega - mi hanno offeso nel profondo. Io non ho mai infangato la divisa, cosa che invece fanno molti agenti ogni volta che picchiano un detenuto. Se mi sono vestito da agente penitenziario è stato soltanto per lavoro, non certo per sfidare la categoria dei baschi blu. Nel corso degli anni a Poggioreale hanno recitato decine di attori e mi pare che per nessuno di loro sia stato fatto tutto questo casino. Invece di preoccuparsi di una piccola ripresa cinematografica, durata tra l’altro appena una giornata, pensino piuttosto al processo sui fatti della “Cella Zero” che riprenderà a fine febbraio».

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