NAPOLI. «Daniè, stavamo facendo benzina e ci hanno fermato “le guardie” con due motociclette ad un auto. Ci hanno detto “seguiteci”». È il messaggio vocale su watsapp che arriva a Daniele. È l’ultima volta che Daniele ha sentito la voce del fratello, scomparso da 20 giorni in Messico con il papà e il cugino. La storia della famiglia Russo parte da un biglietto di sola andata per il Messico. A bordo dell’aereo c’è Raffaele Russo, 60 anni. Dalle “Case nuove”, il quartiere mercato, al Messico  per mettere su qualche soldo come venditore ambulante. L’avventura messicana era cominciata da qualche mese. Le cose andavano bene, tanto che a dicembre arrivano in Sud America anche i figli Francesco, il maggiore, e Daniele di 20 anni. E non solo. La “colonia” messicana dei Russo si allarga a fine gennaio, quando anche l’altro figlio di Raffale, 25 anni, e il cugino dei tre ragazzi, Vincenzo Cimmino di 29, sono partiti per raggiungere i parenti e lavorare. Tutti insieme, felici e con gli affari che vanno bene. Insomma, tutto alla meraviglia fino al 31 gennaio, quando Antonio, Raffaele e Vincenzo, scompaiono nel nulla, in una vicenda da romanzo giallo. «Fino ad allora non avevamo avuto nessun problema, era andato tutto benissimo» ci racconta Daniele, tornato a Napoli solo due settimane fa, dopo dieci giorni di speranze e ricerche, fino ad ora vane. Daniele racconta la vicenda con lucidità, nonostante ormai lo sconforto lo accompagni tutti i giorni.«Mio padre era uscito di casa nelle prime ore della mattina. Non l’abbiamo sentito tutta la mattinata. Dalle 15 abbiamo iniziato a chiamarlo, ma il telefono risultava sempre spento. Dopo qualche ora, preoccupati, abbiamo deciso di mobilitarci: abbiamo chiamato il proprietario dell’auto che utilizzava mio padre per localizzarla. Rintracciata l’automobile, sono andati sul posto mio fratello Antonio e mio cugino Vincenzo». Da lì, siamo a Tecalitlán città dello stato di Jalisco, partono le ricerche. Non c’è l’auto, nessuno ha visto Raffaele. Daniele continua a tenersi in contatto con  il fratello e il cugino, quando arriva il messaggio audio da cui è partito il racconto: «”Le guardie” ci hanno detto “seguiteci”». Daniele non sa più cosa pensare. Spera che le forze dell’ordine abbiano notizie del papà. Ma è comunque agitato. Così, preoccupato, chiama la polizia. «Una donna - dice Daniele raccontando la telefonata - mi ha detto che di mio padre non sapevano niente, ma che stavano scortando Antonio e Vincenzo in caserma. Non mi hanno spiegato nemmeno perché». Lo scenario, secondo quanto racconta Daniele, cambia venti minuti dopo: «Richiamo la polizia e la stessa donna che mi aveva risposto prima ritira tutto: “non ho mai detto che stavamo trasportando i due ragazzi”». Da allora in poi, nessuna notizia. Ricerche forsennate per dieci giorni in Messico, ore a guardare il telefono nella speranza di una telefonata che porti qualche notizia, contatti con le autorità messicane. Ma nulla di nulla. Così Daniele è tornato a Napoli e ieri ha coinvolto le autorità italiane per cercare di trovare i parenti. La famiglia Russo continua a sperare.