MARIGLIANO. “Bella di giorno” a 64 anni, costretta a prostituirsi per pagare le cure mediche del marito gravemente malato. Vende il suo corpo maturo e stanco ai clienti di turno, nelle campagne lungo via Nuova del Bosco, tra cumuli di amianto e rifiuti, a ridosso di campi coltivati, sotto lo sguardo “distratto” di contadini e passanti. È la storia della prostituta conosciuta come “‘’a nonna”, una delle tante anime tormentate, in questo luogo di degrado, dove l’inquinamento delle coscienze va di pari passo con quello ambientale. 

LO STATO DI ABBANDONO. È conosciuta come Boscofangone il fazzoletto di terra che racchiude la zona Pip e le campagne di Marigliano, attraversata da due lunghe strade che la collegano alla vicina Polvica, e che si estendono fino a Nola. Un tempo questo luogo era considerato l’orto del paese, qui nascevano le pregiate coltivazioni di patate, esportate in tutta Europa ed altri prodotti che la terra generosa ed ancora incontaminata offriva. Oggi questo luogo è divenuto zona franca per i criminali e tutta quella bellezza e quella ricchezza sono state cancellate dalle brutture di cui è capace l’uomo, nell’indifferenza delle istituzioni. Sono decine le ragazze che si incontrano qui lungo il percorso, sedute ai margini delle strade per vendere la propria carne. Decine di anime sfiorate tutti i giorni dagli sguardi lascivi dei clienti o da quelli di disprezzo dei passanti giudici e moralisti e mai accarezzate da uno sguardo gentile, misericordioso di qualcuno che si interessi anche solo per un istante alla loro storia. Sono donne mortificate, calpestate, costrette a prostituirsi contro la loro volontà, schiave dei protettori che le hanno private della propria identità sottraendo loro i documenti per poterle meglio ricattare. Intorno a loro cumuli di rifiuti pericolosi, decine di discariche a cielo aperte disseminate ovunque.
 
LA NONNA PROSTITUTA. Tra le decine di ragazze africane, tutte poco più che maggiorenni, un paio di ragazze dell’est Europa e qualche trans, batte la strada anche Aneta (nome di fantasia), 64 anni, proveniente dalla Polonia. Racconta di fare il “mestiere” da 4 anni, da quando suo marito è costretto a letto da una grave malattia e i soldi per le spese mediche e per sopravvivere non li aveva più. Aneta ha la sua postazione in un fondo a ridosso della strada, e nonostante sia molto più in là con gli anni rispetto alle sue giovani colleghe, riceve ogni giorno un cospicuo numero di clienti, uomini di ogni età e ceto sociale, le cui fantasie soddisfa all’interno di un capanno abbandonato, con il tetto in amianto spezzettato e cumuli di rifiuti speciali e pericolosi tutti intorno. E nessuno, né lei né i suoi clienti, si pongono il problema di quanto sia pericoloso per la salute. Il suo sogno, racconta dietro gli occhiali scuri ed un sorriso amaro, è quello di potersene tornare presto nella sua Polonia.