di Luigi Sannino

NAPOLI. La forza mediatica ha sovrastato la potenza dell’ordigno esploso l’altra notte davanti all’ingresso della pizzeria Sorbillo e così il caso è diventato nazionale, ben al di là delle aspettative degli ideatori dell’attentato intimidatorio. Se l’obiettivo, come sembra probabile, era lanciare un messaggio sinistro in chiave racket agli operatori turistici e commerciali del centro antico di Napoli, il risultato è stato opposto: il quartiere ora è super controllato dagli uomini dello Stato e girare per chiedere o incassare il “pizzo” sarà molto più rischioso. Per la squadra mobile della questura, che conduce le indagini con la sezione “Criminalità organizzata” (al cui interno lavorano gli investigatori dell’”antiestorsione”) e i colleghi del commissariato Decumani, lo scenario inizia a chiarirsi, ma non ancora completamente. Tanto più che al vaglio c’è una seconda ipotesi che parte da una circostanza: il gestore di un altro locale in zona Tribunali abita nel palazzo davanti al quale la “cipolla” è deflagrata alle 2 di mercoledì. Infine, anche se resta ancora da capire con certezza da quale clan sia partito l’ordine e nel mirino ci sono i Sibillo, alleati dei Contini, e i Mazzarella, spalleggiati dai Buonerba di via Oronzo Costa, protagonisti di una guerra cominciata a settembre (ne scriviamo più diffusamente nell’altra pagina), una possibile svolta a breve potrebbe esserci con l’identificazione del “bombarolo”. Si lavora infatti su una ristretta rosa di nomi.  

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