AVELLINO. Dieci anni di reclusione per Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, e per altri 11 dirigenti della società. È questa la richiesta espressa dal pm Rosario Cantelmo al termine della requisitoria nel processo sulla strage del bus che, il 28 luglio 2013, precipitò dal viadotto Acqualonga della A16 Napoli-Canosa all'altezza del comune di Monteforte Irpino, in provincia di Avellino, causando la morte di 40 persone. Cantelmo ha chiesto ai giudici «una sentenza giusta» Il pm ha chiesto inoltre la condanna a 12 anni di reclusione per Gennaro Lametta, titolare dell'agenzia che noleggiò il bus. Secondo la ricostruzione dei pm, diverse furono le cause all’origine di quel disastro. In primis, le condizioni di vetustà del bus, immatricolato nel 1985 e con ben 800mila chilometri percorsi, non sottoposto a regolare revisione. Ma se le barriere autostradali fossero state soggette a un’efficace manutenzione, avrebbero potuto reggere l’impatto senza far precipitare il veicolo nella scarpata: è questo, sulla base delle perizie depositate, l’addebito che la procura irpina muove a vertici e funzionari di Autostrade per l’Italia, imputati nel processo.

L'AVVOCATO DIFENSORE. «Le richieste di condanna appaiono a dir poco sconcertanti, perché non fondate su alcun dato scientifico oggettivo ed in contrasto con quanto emerso in dibattimento. - spiega l'avvocato Giorgio Perroni, difensore della società Autostrade - Si contesta ad esempio alle strutture tecniche della società di aver mantenuto sul ponte Acqualonga barriere che pure rispondono ai più elevati standard di contenimento a livello internazionale, verificati non più tardi del 2015 e confermati dagli stessi periti dell’accusa, sulla base di vizi solo di tipo amministrativo. La decisione contestata si inserisce peraltro all’interno di un progetto di riqualifica delle barriere stesse, deciso su base volontaria da Autostrade per l’Italia, per il quale la società aveva messo a disposizione dei progettisti ben 150 milioni di euro». «Siamo convinti del fatto che nelle prossime udienze, nel corso delle quali verranno smentite in toto le considerazioni svolte dall’accusa, sarà possibile per il Giudice cogliere a pieno la differenza intercorrente fra la genericità dell’intervento della Procura e la puntualità del rigore scientifico e probatorio che caratterizzerà invece i singoli interventi difensivi, basati sulle solide argomentazioni tecniche proposte dal Collegio dei loro Consulenti che non sono state minimamente scalfite dalle conclusioni dei Consulenti della Procura e dello stesso Perito nominato dal Tribunale» conclude il legale.