NAPOLI. Nell’anno del centenario della nascita di Francisco Elías de Tejada, con la pubblicazione del quinto e ultimo volume, giunge a compimento l’opera dello scrittore ispanico tradotta interamente dalla casa editrice napoletana Controcorrente: “Napoli Spagnola”. Un’opera unica nel suo genere, che abbraccia il periodo che va dal 1442 al 1665 e che corrisponde quasi per intero alla cosiddetta “dominazione spagnola”, scritta per confutare la “leggenda nera” sul periodo ispanico e la pretesa di una Napoli tenuta schiava dallo straniero.

Del quinto volume e di Francisco Elías de Tejada si parlerà in un convegno organizzato dalle associazioni culturali “Controcorrente” e “Sud e Civiltà” sabato 2 dicembre 2017, alle ore 17:30, presso l’Hotel Napolit’Amo in via Toledo 148 a Napoli. “Napoli e le Spagne”, questo il titolo dell’incontro moderato dal giornalista Mauro Finocchito e che vede gli interventi del ricercatore storico Maurizio Di Giovine, del dottore dell’Università di Salamanca Alberto Cucchia, dello storico Gianandrea de Antonellis, dei docenti universitari Gianni Turco e Miguel Ayuso, che è anche presidente della Fondazione Elías de Tejada, e del magistrato e direttore della rivista tradizionalista “L’Alfiere” Edoardo Vitale.

Per scrivere i cinque volumi del Nápoles Hispánico, Francisco Elías de Tejada, professore insigne dell’Università di Salamanca e poi di Siviglia, trascorse diversi anni a Napoli tra il 1957 e il 1964. Il periodo studiato è visto come un itinerario che, partendo dalla “tappa aragonese”, prosegue con le “decadi imperiali”, le “Spagne auree” e l’“Età d’Argento delle Spagne”, per poi concludersi con le “Spagne infrante” (1621-1665). Contrariamente a quanto sostenuto da buona parte della storiografia ufficiale, lo scrittore spagnolo dimostra che Napoli, entrando nella grande confederazione delle Spagne, conservò le proprie particolari istituzioni, le proprie tradizioni, la propria cultura e si inserì con entusiasmo nelle guerre che i re ispanici condussero per difendere la fede cattolica in tutta Europa. Inoltre, i napoletani accolsero con soddisfazione il nascere di un vero e proprio Regno sovrano sulle ceneri di una Monarchia che fino ad allora era stata in balìa dell’arrogante ribellismo dei baroni. Tutta la tematica di questa letteratura porta al conseguimento di un’identità nazionale, rivendicata con orgoglio, che vedrà il suo tramonto solo nel Settecento sotto l’influenza illuministica e centralistica francese per poi esaurirsi definitivamente nell’Ottocento con l’invasione piemontese.