Il suo nome era  Michelangelo Merisi, ma per tutti era Caravaggio, dal nome del paese lombardo in cui era nato. A Napoli arrivò per la prima volta nel 1606: la sua presenza sarà di quelle che non si dimenticano. 
È un artista denso e asciutto questo in mostra a Capodimonte fino al 14 luglio. “Caravaggio Napoli”: sei dipinti degli ultimi anni di vita di un genio morto a 39 anni sulla spiaggia di Porto Ercole, mentre ritornava a Roma dopo che gli era stata concessa la grazia da una precedente condanna a morte per omicidio. Nella capitale del Viceregno era rimasto per 18 mesi, in due diversi periodi con un lungo intervallo maltese, ospite della bottega di amici pittori fiamminghi che si erano pure dati da fare per procurargli una committenza al Pio Monte della Misericordia.  
Una presenza che non poteva passare inosservata in una città la cui temperatura artistica aveva le corde giuste per recepire e far sua la rivoluzione realistica del maestro che aveva scandalizzato la Roma bigotta inchinata ai dettami del Concilio di Trento.
Ed è proprio questo il focus della mostra , a cura di Maria Cristina Terzaghi e Sylvain Bellenger, catalogo Electa: sei opere dell’artista lombardo messe a confronto diretto con quelle di tema analogo firmate dai pittori che ebbero l’opportunità di conoscerlo e ammirarne il lavoro.
Accanto alla Flagellazione, presente nella collezione permanente di Capodimonte, una tela di analogo soggetto proveniente dal Museo di Belle Arti di Rouen; due Salomè con la testa del Battista da Londra e Madrid; il San Giovanni Battista della Galleria Borghese e Il martirio di Sant’Orsola di Palazzo Zevallos.