Nonostante l’“affondo” televisivo messo in atto da una nota trasmissione, scivolata su aspetti lasciati volutamente nel vago, i diamanti restano un cosiddetto bene-rifugio. Ne è convinta la Dpi, Diamond Private Investment, società protagonista del settore che opera con i principali istituti di credito del Paese. Per fare chiarezza sulle ombre lasciate passare in tv, Maurizio Sacchi, presidente e ad della Dpi, entra nello specifico e sottolinea il perché investire in diamanti, con aziende specializzate, mette al riparo da amare sorprese. «I diamanti hanno un valore stabile, sono facilmente ricollocabili sul mercato e sono ben lontani dai cosiddetti mercati speculativi - precisa Sacchi - e poi sono un percorso diversificato per il patrimonio di ognuno, anche dei piccoli risparmiatori. Noi, come Dpi, consigliamo ai nostri clienti di investire non più del 5% del proprio portafoglio, per noi è una scelta etica. Il mercato - prosegue Sacchi - è fiorente e stabile. I numeri parlano da soli: 40mila investitori quest’anno a fronte dei 10mila di quello precedente». 
Esistono delle reali differenze tra acquistare da una società primaria, leader nel settore, ed una fornita gioielleria. Basti pensare che nel primo caso l’acquisto è “all inclusive”, ovvero diamanti certificati per altissima qualità, sigillati, assicurati e anche custoditi laddove richiesto, oltre ovviamente alla ricollocazione possibile grazie ai 12mila sportelli bancari convenzionati. E poi, considerando che la funzione estrattiva dei diamanti non sarà in eterno, non serve fare calcoli per capire che il loro valore sarà sempre crescente nel tempo. Impossibile investire in diamanti illudendosi di acquistare al listino Rapaport, se ciò accade c’è qualcosa che non quadra. Le quotazioni indicate dal Rapaport sono infatti riservate alle società che commercializzano il prodotto all’ingrosso. Ne segue tutta una serie di passaggi che ne determinano il costo al dettaglio, ma sempre in linea con il mercato di genere. Immaginiamo di fare rifornimento per la propria auto pagando al prezzo del “barile”: basterebbero 5 euro per un pieno!
Quando si acquista un diamante in gioielleria e si è nella necessità di rivenderlo, l’esperienza comune insegna che esso verrà quasi certamente svalutato. «Ma rivolgendosi ad aziende specializzate come la nostra, - precisa Maurizio Sacchi - si sa di acquistare ad un determinato prezzo ma anche di poter liquidare l’investimento vedendosi riconoscere il suo valore rivalutato nel tempo. A chi pone dubbi sulla “valutazione oggettiva” del prezzo rispondo che questo c’è, e ci sarà sempre per qualsiasi bene reale soggetto ad una contrattazione. Il nostro servizio risponde a questo problema attraverso la pubblicazione delle quotazioni, che fanno fede per il cliente che acquista e per quello che disinveste, e la certificazione dei beni da parte delle più autorevoli organizzazioni a livello internazionale. Non trascurerei neanche il particolare che la polizza sul furto che accompagna l’investimento riporta il valore assicurato e quindi conferisce una “oggettività” al valore del bene stesso». Più chiaro di così?