NAPOLI. Ferdinando Romano, classe 1987, è un giovane imprenditore nel settore edile, formatosi in ambito Economico - Manageriale, con una Laurea Magistrale in Direzione d’Impresa conseguita presso il “Libero Istituto Universitario Carlo Cattaneo”, prestigioso ateneo lombardo, nato su iniziativa degli Industriali di Varese.

Quanto è difficile per un giovane imprenditore restare al Sud, a Napoli?
«Credo che restare a Napoli non sia coraggioso, anzi. Napoli è una città meravigliosa, ricca di opportunità e di occasioni di sviluppo. Terminati gli studi a Varese, nonostante avessi avuto la possibilità di inserirmi nel tessuto lavorativo lombardo, sono tornato a Napoli, con un’idea chiara: portare qui le mie conoscenze ed esperienze. E soprattutto contribuire con la mia formazione ad un’ulteriore crescita dell’azienda edile di famiglia. I nostri territori rappresentano un grande volano di sviluppo, e in questi anni ho conosciuto tanti giovani imprenditori, promotori di idee brillanti. Basti pensare al fatto che la Campania è oggi la prima regione del Mezzogiorno, in cui è localizzato il maggior numero di start-up innovative».

Quindi a Napoli non c’è nessun tipo di problema?
«No, non dico che Napoli non abbia problemi. Sicuramente vive e soffre per le incertezze che possono caratterizzare qualsiasi altra grande città, con una differenza: purtroppo Napoli negli scorsi anni è stata esposta ad un circuito mediatico negativo, ma oggi, per fortuna, le cose sembrano cambiate. Vediamo immagini di una metropoli colma di turisti, osserviamo dati in crescita nel settore terziario».

E nell’edilizia?
«Il problema dell’edilizia è tutto italiano. Nel senso che il settore soffre ormai da anni, e soprattutto a causa della farraginosa burocrazia che blocca cantieri e infrastrutture importanti per il paese. La situazione su scala nazionale è allarmante: dal 2008 c’è stata una perdita di 600mila posti di lavoro (quasi 1 milione se si considerano i settori collegati), e si stima che la produzione edilizia sia calata così bruscamente in quasi 9 anni di crisi, arrivando a livelli dei primi anni 60’. Inoltre le continue discussioni ed il ritardo nell’approvazione definitiva del Decreto Correttivo al Dlgs. N°50/2016 relativo al nuovo Codice degli Appalti Pubblici, non fanno altro che alimentare questo clima di incertezza, ripercuotendosi negativamente anche sugli investimenti privati. Ma nonostante questo sono fiducioso per il 2017: la strada verso la sostenibilità ambientale, le ristrutturazioni, le riqualificazioni energetiche, possono dare una spinta al settore, ma a patto che i governi centrali e locali, attraverso lo stanziamento di risorse, possano concretamente accompagnare le imprese verso questa direzione: siamo all’inizio di una rivoluzione 4.0, e tutti dobbiamo fare la nostra parte per rimanere competitivi sul mercato».  
Progetti per il futuro?
«Il futuro è l’innovazione, anche nell’edilizia. Inoltre credo che oggi più che mai sia importante fare rete tra le imprese, condividere ed incrociare le competenze. Solo così saremo in grado di fronteggiare i nostri competitors nazionali ed esteri. Ed è qualcosa che si sta già realizzando: in questi mesi infatti ho conosciuto tante imprese del nostro territorio, costituite da giovani talentuosi e intraprendenti, determinati a restare a Napoli e a contribuire seriamente allo sviluppo della nostra regione».