Tasse ed evasione, la Corte dei Conti boccia il Governo
I magistrati contabili: imposte alte non aiutano il contrasto a chi non paga
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Mer 05 Aprile 2017 12:14
ROMA. L’esposizione tributaria in Italia più alta rispetto alla media del resto dell’Europa non aiuta il contrasto all’economia sommersa e la lotta all’evasione. E’ quanto sostiene la Corte dei Conti nel suo Rapporto 2017 sul coordinamento della finanza pubblica, presentato oggi a Roma dal presidente Arturo Martucci di Scarfizzi.
Secondo i magistrati contabili, infatti, "il cuneo fiscale, riferito alla situazione media di un dipendente dell’industria, colloca al livello più alto la differenza fra il costo del lavoro a carico dell’imprenditore e il reddito netto che rimane in busta paga al lavoratore: il 49% prelevato a titolo di contributi (su entrambi) e di imposte (a carico del lavoratore) eccede di ben 10 punti l’onere che si registra mediamente nel resto d’Europa".
Inoltre, "anche i costi di adempimento degli obblighi tributari, che il medio imprenditore italiano è chiamato ad affrontare, sono significativi: 269 ore lavorative, il 55% in più di quanto richiesto al suo competitore europeo", si legge ancora nel rapporto.
"Guardando poi alla tenuta del sistema tributario – scrive la Corte dei Conti - se è indubbio che la politica fiscale ha impresso forti accelerazioni alla dinamica delle entrate, non sembra che essa si sia mostrata efficace nel rafforzarlo strutturalmente: in modo da sottrarlo ai vincoli che spingono a ricercare nuove fonti di gettito e, al contempo, porre i presupposti per una redistribuzione del prelievo nel quadro di una riduzione della pressione fiscale complessiva".
Nel rapporto si legge poi che "nonostante le incertezze iniziali, l’andamento dell’economia sembrerebbe aver segnato un’inversione di marcia verso un’espansione meno fragile e più qualitativa ”.
Secondo quanto si legge nella relazione, infatti, “il Pil nel corso del 2016 è cresciuto dello 0,9% a fronte di un negativo e non anticipato contributo delle scorte e di un andamento superiore alle attese degli investimenti (+2,9%), sia nelle ‘costruzioni’ che in ‘macchinari e attrezzature’”. Nel primo caso “si è finalmente usciti da una fase di recessione protrattasi per otto anni; nel secondo, si ha evidenza di una ripresa del processo di accumulazione non prevista in queste dimensioni e la cui assenza era stata comunemente indicata come il principale fattore di debolezza italiana. Al contempo, il rallentamento delle componenti estere della domanda si è rivelato meno pronunciato di quanto temuto e ciò con riguardo soprattutto alle esportazioni”, si legge ancora nel rapporto.
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