Oltre 3 milioni di posti di lavoro a rischio in Italia nei prossimi 15 anni. Per “colpa" dei robot. È lo scenario che delinea la ricerca “Tecnologia e lavoro: governare il cambiamento", elaborata dall'Ambrosetti Club sulla base dell'articolo scientifico “The Future of Employment: How susceptible are jobs to computerisation?'" di C.B. Frey e M.A. Osborne, professori di Oxford, presentata oggi al Forum Ambrosetti in corso a Cernobbio.

«Con automazione si intendono tutte quelle tecnologie capaci di gestire sistemi meccanici e processi fisici o logici a complessità variabile, riducendo la necessità dell’intervento umano. Il continuo sviluppo della tecnologia genera un crescente timore verso l’effetto sostituzione uomo-macchina e le ricadute che questo fenomeno potrebbe avere su Paesi, imprese e persone», si legge.

La ricerca, utilizzando dati forniti dall'Istat, ha consentito di effettuare analisi su 129 categorie professionali e di calcolare il numero di posti di lavoro che potrebbero essere persi nei prossimi 15 anni: «I risultati delle elaborazioni effettuate indicano che il 14,9% del totale degli occupati, pari a 3,2 milioni, potrebbe perdere il posto di lavoro nell’orizzonte temporale di riferimento». Quali categorie sono più al sicuro? «La non ripetitività del lavoro svolto, le capacità creative e innovative richieste per lo svolgimento delle mansioni, la complessità intellettuale e operativa delle attività svolte e le capacità relazionali e sociali sembrerebbero ridurre il rischio di automazione degli occupati».