"Dal lato della spesa, il governo sta avviando una nuova revisione della spesa e riteniamo che sarà possibile ridurre le proiezioni di spesa per le nuove politiche in materia di welfare nel periodo 2020-2022. Inoltre siamo convinti che una volta che il programma di bilancio sarà finalizzato in accordo con la Commissione europea, i rendimenti dei titoli di Stato italiani diminuiranno e le proiezioni relative alla spesa per interessi saranno riviste al ribasso". E' quanto si legge - apprende l'Adnkronos - in un passaggio della lettera del ministro dell'Economia, Giovanni Tria, alla Commissione europea che aveva chiesto chiarimenti sui conti pubblici.

Della missiva, concordata con il vicepremier Matteo Salvini, il M5S è all'oscuro. E' quanto afferma Luigi Di Maio. "La lettera preparata dal ministro Tria con la Lega? Il M5S non ne sa nulla, non ce ne siamo occupati noi, non è stata condivisa con noi. Sicuramente noi non tagliamo le spese sociali, né il reddito né quota 100" mette in chiaro il vicepremier.

"APPROCCIO PRUDENTE E RESPONSABILE" - "Per quanto riguarda il 2018, sebbene le condizioni macroeconomiche non abbiano consentito all'Italia di soddisfare gli sfidanti requisiti della Regola di riduzione del debito, ritengo che il governo abbia seguito un approccio prudente e responsabile" si legge nella lettera di Tria, visionata dall'Adnkronos, concordata con il vicepremier Matteo Salvini. "Infatti", è scritto nella missiva, "fin dal suo insediamento, non vi è stata alcuna decisione da parte del nuovo esecutivo che implicasse un allentamento della politica di bilancio per il 2018. Sebbene la crescita economica abbia sorpreso al ribasso, principalmente a causa di fattori esterni, l'anno si è chiuso con una significativa riduzione del disavanzo delle amministrazioni pubbliche, attestatosi al 2,1 per cento del Pil, in discesa dal 2,4 per cento del 2017. Il saldo primario è salito all'1,6 per cento del Pil, dall'1,4 per cento dell'anno precedente; i pagamenti per interessi, espressi in rapporto al Pil, sono diminuiti di un decimo di punto, raggiungendo il 3,7 per cento".

DEBITO/PIL - "Per quanto riguarda il rapporto debito/Pil - si legge nella lettera - l'aumento registrato nel 2018 è stato in parte dovuto a un aumento della liquidità del Tesoro a fine anno, in previsione di consistenti rimborsi di titoli all'inizio del 2019. Anche altri aggiustamenti in termini di stock/flussi hanno contribuito ad aumentare il rapporto debito/Pil, in particolare il fatto che è stata emessa una quota più elevata di titoli di Stato al di sotto della pari". "Al di là di tali considerazioni tecniche, in linea di principio concordiamo circa la necessità di conseguire un avanzo primario di bilancio più elevato per riportare il rapporto debito/Pil su un percorso chiaramente discendente. La questione, tuttavia, è la tempistica e la portata dell'aggiustamento", viene spiegato nella missiva. "Dato l'inatteso calo del commercio internazionale e della produzione manifatturiera, e tenuto conto del persistere, in Italia, di un elevato tasso di disoccupazione e di condizioni di quasi deflazione, si è ritenuto che l'introduzione di ulteriori misure fiscali restrittive nel corso del 2018 sarebbe stata controproducente", si legge ancora.