Il comportamento di Harvey Weinstein? "Tutti ne erano a conoscenza". Lo sostiene Scott Rosenberg, sceneggiatore molto vicino a Weinstein, che con un lunghissimo post su Facebook ha deciso di dire la sua riguardo lo scandalo sessuale che ha travolto il produttore. Il post, una specie di 'poesia' di più di 1.500 parole, è stato poi cancellato da Facebook ma secondo quanto riporta la stampa statunitense, con esso il regista ha voluto specificare che né lui né altri sapevano delle accuse di stupro rivolte a Weinstein, ma che ad essere noto era piuttosto il "comportamento eccessivamente aggressivo" del produttore.

"Sapevamo della sua fame. Non c'era niente di segreto nella sua voracità" e nel sostenerlo, Rosenberg non nega le sue responsabilità. Partendo da un personale racconto delle sue relazioni con Weinstein, lo sceneggiatore parla dei vantaggi che lui e i suoi colleghi potevano trarre dal 'chiudere un occhio' su certe cose. Ma, e lo ripete per 4 volte, "direttori, agenti, attori, giornalisti e politici. Tutti sapevano. Come faccio ad esserne sicuro? Perché ero lì. E vi ho visti. Tutti voi". "Tutti conoscevamo qualcuno che aveva ricevuto le sue avances. Ma ridevamo della sua arroganza, la vedevamo come una grottesca esibizione di potere. Per noi era molto più semplice credere questo, perché Harvey ci ha fatto vivere i momenti migliori e la gallina dalle uova d'oro non capita molte volte nella vita".

Rosenberg, quindi, confessa quella orribile verità che si cela dietro quest'incubo: tutti, compreso lui, si sono aggrappati a delle scuse pur di non pugnalare uno degli uomini più potenti di Hollywood. Ma che avremmo dovuto fare? A chi avremmo dovuto dirlo? Harvey aveva la stampa in pugno. Avremmo dovuto chiamare la polizia? Per dire cosa? Le vittime hanno scelto di non parlare, ma se lo avessero fatto con i loro agenti, questi ultimi gli avrebbero consigliato di tacere". Le persone che sapevano erano infatti anche quelle che grazie a Weinstein stavano "troppo bene, facevano un lavoro straordinario e lavoravano a film meravigliosi".

"Il comportamento di Harvey è la cosa più riprovevole, ma altrettanto scandaloso è l'atteggiamento di chi ora nega e condanna fingendo di non sapere nulla". Nel suo post, Rosenberg dice qualcosa che in molti, tra chi lavora nel suo stesso settore, non ha avuto il coraggio di dire: "Mi dispiace per le donne che hanno dovuto subire tutto questo. Il loro coraggio ha acceso la luce sulla mia vergogna: alla fine dei giochi, anche io sono stato un complice".