GERUSALEMME. Smentendo tutti i pronostici e i risultati dell'exit poll, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu è uscito vincitore dalle elezioni. Il suo partito ha conquistato 30 dei 120 seggi della Knesset, il parlamento israeliano, secondo risultati relativi al 99% del conteggio dei voti. I suoi avversari di centro sinistra, il leader laburista Isaac Herzog e la centrista Tzipi Livni che correvano insieme per l'Unione Sionista, si sono fermati a quota 24. Terzo partito è la Lista Araba Unita, che per la prima volta unisce i tre partiti arabo israeliani, e ha ottenuto 14 seggi. Segue il partito laico centrista Yesh Atid dell'ex ministro delle Finanze Yair Lapid, che ha ottenuto 11 seggi, in netto calo rispetto al 2013 quando fu la sorpresa delle elezioni ottenendo 19 deputati. Ottiene 10 seggi il nuovo partito Kulanu dell'ex ministro delle Comunicazioni Moshe Kahlon, un ex membro del Likud di Netanuahu diventato molto popolare per aver aperto alla concorrenza la telefonia mobile riducendo le tariffe. Sono invece in calo i due alleati nazionalisti di Netanyahu: il partito di Bennett è sceso da 12 a 8 seggi e quello di Lieberman da 13 a 6. I due partiti ultraortodossi hanno ciascuno 7 seggi, mentre il partito di sinistra Meretz ha perso due seggi, fermandosi a 4. Non è riuscito ad entrare alla Knesset il nuovo partito ultraortodosso Yahad.

Galvanizzato dalla vittoria, Netanyahu ha promesso di mettersi subito al lavoro per formare una nuova coalizione, con l'obiettivo di giungere ad un nuovo governo entro «due o tre settimane». Formerò «un Esecutivo forte e stabile» che si occuperà «della sicurezza e le sfide socioeconomiche», ha detto presentandosi alle prime ore di oggi alla folla dei suoi sostenitori che festeggiavano i risultati elettorali. «Abbiamo ottenuto una grande vittoria per il campo nazionalista guidato dal Likud», ha aggiunto Netanyahu, dicendosi "fiero" del popolo israeliano mentre la folla gridava "Bibi, Bibi", chiamandolo con il soprannome.