ATENE. Non ci saranno più aiuti europei e non ci saranno più piani di salvataggio. Almeno nelle forme e nella sostanza conosciute finora. Questo, a meno di un nuovo accordo che, nonostante l'ottimismo di facciata del governo di Atene, sembra difficilissimo da raggiungere in tempi stretti. La vittoria del 'No' al referendum, ormai assodata visti i primi risultati ufficiali, apre uno scenario 'stand alone' per la Grecia, ancora formalmente nell'Euro e nella Ue ma, di fatto, fuori dal sistema di solidarietà e di regole che l'integrazione europea ha prodotto. E spetta in primo luogo alla Bce, da lunedì mattina, rispondere alla richiesta di Atene di aumentare la liquidità d'emergenza e fare fronte alle turbolenze che potrebbero scatenarsi sulle piazze finanziarie europee.

 
Default. L'ipotesi diventa certezza. E anche in tempi rapidi. E' infatti presumibile che le procedure aperte con l''evento di default' denunciato dal Fmi siano portate rapidamente avanti dall'Efsf, il fondo Salva Stati, che vanta la maggior parte del credito verso Atene.

Euro e Ue. E' presumibile che la Grecia resti formalmente nell'area Euro e nell'Unione europea. Questo, soprattutto perché i Trattati non prevedono né procedure di autoesclusione né, tantomeno, procedure di espulsione.

Aiuti e finanziamenti. Con la proposta dei creditori bocciata alle urne del referendum, almeno in teoria, la Grecia sarà esclusa da ogni programma di salvataggio. Nelle parole delle vigilia, i principali leader e anche i vertici delle istituzioni europee hanno prospettato uno scenario in cui non ci sarebbe più spazio per nuovi negoziati. Questo, a meno di una improbabile marcia indietro collettiva degli stati europei.

Bce e banche. La conseguenza più immediata del 'No' è lo stop alle iniezioni di liquidità della Bce che stanno tenendo in vita le banche greche. Anche se la banca centrale greca, già lunedì mattina, chiederà un'estensione della liquidità d'emergenza Ela. E con i rubinetti chiusi gli istituti di credito rischiano di andare rapidamente verso il fallimento. Unica alternativa tecnica è quella di stampare una moneta alternativa all'Euro, opzione smentita dal governo di Atene, e costituire una sorta di doppio binario, per le transazioni interne e per quelle estere, che resterebbero in Euro. Come sostenuto più volte da Draghi nelle ultime settimane, si entra in un terreno 'ignoto', anche dal punto di vista giuridico-legale.

Debito. E' probabile che la prima richiesta ufficiale di Atene, dopo l'aumento delle liquidità, possa essere quella di una sostanziale ristrutturazione del debito.

Depositi e capitali. I depositi che ancora ci sono, quelli sopravvissuti al corsa al prelievo delle ultime settimane, saranno sottoposti a misure di stretto controllo, a partire da tetti molto bassi per i soldi ritirati al bancomat. Anche per il flusso dei capitali, soprattutto per le transazioni con l'estero, arriveranno pesanti restrizioni.

Il pil di Atene. Si calcola una ricaduta nel primo anno sul pil di almeno il 10%. Anche su questo fronte, però, le previsioni non possono che essere approssimative. Non ci sono precedenti in Europa e l'unico riferimento possibile, seppure con un contesto socio-economico profondamente diverso, è l'Argentina del 2001.