Se Nicolas Maduro non convocherà elezioni "trasparenti" nei prossimi otto giorni, la Spagna riconoscerà il presidente dell'Assemblea nazionale, Juan Guaidò come presidente ad interim del Venezuela. È quanto ha annunciato oggi Pedrò Sanchez con una dichiarazione dalla Moncloa durante la quale ha lodato "il coraggio" del giovane leader dell'opposizione venezuelana. "Non vogliamo instaurare o rimuovere governi, vogliamo la democrazia ed elezioni libere in Venezuela", ha dichiarato ancora il premier spagnolo. 
Sanchez non è l'unico leader europeo a essersi schierato con Guaidò. "Il popolo venezuelano deve poter decidere liberamente il suo futuro", scrive il presidente francese Emmanuel Macron aggiungendo: "Se non saranno annunciate elezioni entro 8 giorni, saremo pronti a riconoscere Guaidò come 'presidente in carica' del Venezuela per avviare un processo politico". A questo "stiamo lavorando insieme ai nostri alleati europei, ha concluso". "Senza elezioni annunciate da qui ad otto giorni, noi saremo pronti a riconoscere Juan Gauidò come presidente ad interim". Sulla stessa linea anche la Germania. "A meno che non vengano annunciate elezioni entro i prossimi otto giorni, siamo pronti a riconoscere Juan Guaidò come presidente a interim", ha fatto eco la portavoce del governo tedesco, Martina Fietz.

La spaccatura internazionale di fronte alla crisi venezuelana è evidente. Gli Stati Uniti, il Canada e oltre una mezza dozzina di Paesi latino americani si sono schierati con Guaidò, mentre un altro blocco di Paesi che comprende Russia, Iran, Turchia, Cuba, Bolivia e Nicaragua sostengono Nicolas Maduro.

Nel frattempo la grave crisi politica del Venezuela arriva oggi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che si riunisce per una seduta d'emergenza richiesta dagli Stati Uniti. Alla riunione parteciperanno il segretario di Stato, Mike Pompeo, e il ministro degli Esteri venezuelano, Jorge Arreaza. Gli Stati Uniti, insieme a diverse altre nazioni dell'America Latina, hanno dichiarato il loro sostegno a Juan Gauido, il presidente dell'Assemblea nazionale e capo dell'opposizione, che mercoledì si è dichiarato presidente ad interim del Venezuela. Altri Paesi, tra i quali la Russia, l'Iran, la Turchia e l'Iran, invece sostengono Maduro, eletto lo scorso maggio in elezioni dichiarate non democratiche ad un secondo mandato che ha iniziato a dicembre nonostante le richieste internazionali di sue dimissioni.

In risposta alla mossa di Washington, Maduro ha tagliato le relazioni diplomatiche con Washington ed ordinato ai diplomatici Usa di lasciare il Paese entro domani. L'amministrazione Trump ha richiamato il personale diplomatico non essenziale ma ha confermato che l'ambasciata rimarrà aperta dal momento che non riconosce più l'autorità di Maduro.