I rapporti di collaborazione e amicizia tra Napoli e la Serbia danno vita ad un sodalizio culturale senza precedenti. In agenda, a partire da questa estate, diversi eventi in cui le due culture avranno modo di fondersi prima a Napoli e poi a Belgrado. Ne ha parlato con Il Velino Campania l’ambasciatore serbo Goran Aleksic.

Ambasciatore come è nata la collaborazione tra la Serbia e il capoluogo partenopeo? 

«Nasce dalle idee che sono emerse durante la visita del Ministro Primo Segretario della Repubblica di Serbia Tatjana Garcevic con l’assessore Alessandra Clemente e dal mio incontro con il sindaco Luigi de Magistris».

Quali sono i progetti comuni e le inziative che vi apprestate a presentare durante l’edizione di “Estate a Napoli"?

«Abbiamo in agenda una serie di appuntamenti culturali utili ad incrementare le iniziative culturali e di reciproco scambio tra la Serbia e la città di Napoli. Si esibiranno durante “Estate a Napoli" diversi artisti, tra gli altri un noto pianista e una salsa band. Subito dopo, ci stiamo organizzandoper avere il comune di Napoli a Belgrado. Per l’occasione pensiamo che ci saranno manifestazioni culturali, la partecipazione del sindaco de Magistris a una tavola rotonda di intellettuali sui rapporti di storia e cultura. I progetti sono molti anche perchè ci sono ditte che vogliono venire in Serbia. Pensiamo anche a un progetto di protezione civile, all’accademia della moda di Napoli e all’arte culinaria». 

A breve dovrebbe nascere a Napoli un consolato serbo, è così?

«Sì, si tratta di un consolato onorario, ma ancora non è finito il processo di costituzione, quando la termineremo avremo un console onorario che aiuterà nello scambio culturale ed economico i cittadini serbi che ne avranno bisogno».

Avete già individuato la persona a cui verrà conferito l’incarico di console onorario? 

«Sì l’abbiamo identificato, ma siamo ancora in fase di costituzione, presto saremo pronti. Posso sicuramente dire che sono soddisfatto per quello che stiamo facendo e spero in futuro ci siano altri scambi non solo culturali ma anche di studenti e professori per avere un contatto ancora più profondo».