Mattarella “congela" le dimissioni di Renzi: prima il Bilancio
Solo dopo il voto alla manovra di Stabilità il Capo dello Stato valuterà le consultazioni
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Mar 06 Dicembre 2016 12:44
Come aveva annunciato ieri sera, con un filo di commozione. Matteo Renzi ha spiegato al capo dello Stato Sergio Mattarella che, dopo la vittoria del no al referendum, l'esperienza del suo governo è arrivata al capolinea. Prima, un Cdm lampo con tanto di brindisi con i ministri: "Grazie a tutti voi per la collaborazione e per lo spirito di squadra mostrato in questi mille giorni".
Fin qui, i titoli di coda sul 'Renzi I' sono filati come da programma. Ma al finale si è arrivati dopo una giornata carica di tensioni e di incertezze che non ha risparmiato il colpo di scena finale. "Il Presidente della Repubblica, considerata la necessità di completare l’iter parlamentare di approvazione della legge di bilancio onde scongiurare i rischi di esercizio provvisorio, ha chiesto al presidente del Consiglio di soprassedere alle dimissioni per presentarle al compimento di tale adempimento", recita la nota del Quirinale che ha spiegato i termini dell'incontro tra Mattarella e Renzi.
Il premier ne aveva accennato anche ai ministri nel Cdm, le dimissioni ci sono. Ma per farle diventare operative si attende il via libera alla manovra. E' stato questo il compromesso cui, faticosamente, si è lavorato per tutto il giorno in una triangolazione Quirinale-palazzo Chigi. La manovra resterà intonsa, a differenza di quello che era stato previsto in origine, per consentire un sì del Senato veloce, anche in settimana. Per Renzi, il massimo sarebbe entro mercoledì pomeriggio, entro la Direzione Pd. Ma si potrebbe arrivare a venerdì. Sul piatto, per le opposizioni, le dimissioni del premier tanto invocate in queste ore.
Il punto è che per tutto il giorno Renzi ha ribadito la sua determinazione a dire addio immediatamente al governo, e sulla scia dell'amarezza, anche al Pd. "Io non sono come tutti gli altri politici, ho sempre detto che in caso di sconfitta avrei mollato", si sono sentiti ripetere tutti i suoi interlocutori.
In questo quadro si è svolto stamattina un primo incontro tra Renzi e Mattarella, con il premier fermo sulla sua intenzione di fare bandiera della sua coerenza. A quel punto si è attivata tutta la diplomazia del Quirinale, formalizzata in una nota in cui Mattarella parlava di "impegni e scadenze da rispettare". Ore di trattative serrate, sciolte solo in serata con la formula del capo dello Stato che chiede al premier di evitare il rischio di "esercizio provvisorio".
No 59,1% - Sì 40,9%. Oltre sei milioni di voti (19.419.507 per il No; 13.432.208 al Sì), dividono i vincitori dai vinti. Il risultato del referendum costituzionale è definitivo (63.169 sezioni su 63.169) quanto inequivocabile. Matteo Renzi ne ha preso atto poco dopo mezzanotte, dimettendosi. Ora la parola e le scelte passano per il Quirinale, dove questa mattina il premier si è recato per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sarà infatti il capo dello Stato a sbrogliare la matassa e trovare un filo conduttore per uscire dal labirinto della crisi di governo.
Referendum, affluenza definitiva al 68,48%
Diverse le ipotesi sul tappeto: da un reincarico al presidente uscente, all'esecutivo tecnico-istituzionale. La prima opzione sembra allo stato la meno percorribile, perché va a sbattere con le parole dette questa notte da Renzi: "Il No ha vinto in modo straordinariamente netto. Ora tocca al No fare le proposte, serie e credibili, a partire dalla legge elettorale".
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Se invece Mattarella decidesse di privilegiare la continuità tra passato e presente, potrebbe essere un ministro del governo uscente a ricevere l'incarico per tentare di formare un nuovo esecutivo. I nomi che circolano nel toto-premier, sono quelli dei ministri dell'Economia Piercarlo Padoan o del collega alle Infrastrutture Graziano Delrio.
Ma con quale maggioranza? Quella incardinata sull'asse Pd-Ap o il tentativo proverà anche a allargare l'asse della base politica che dovrebbe sostenere il governo? Se questa sarà la strada alternativa, il compito potrebbe invece essere affidato a una figura istituzionale, come quella del presidente del Senato Pietro Grasso. Nulla di più che ipotesi, per adesso, in un percorso che intanto prevede una serie di atti formali.
Nel pomeriggio è attesa la convocazione del Cdm per le dimissioni del governo, poi il presidente del consiglio uscente salirà al Quirinale per comunicare al capo dello Stato le proprie decisioni. Da quel momento sarà Mattarella il protagonista delle scelte. Quanto al Pd, il partito aspetta Renzi da segretario e non più da segretario-premier. La direzione del partito è già stata convocata per martedì.
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