SANREMO. Con le loro “schitarrate” hanno fatto vibrare il palco dell’Ariston nella prima serata. Appena un anno fa erano sconosciuti ai più, eppure quest’anno sono in gara tra i “big” del Festival presentando il loro secondo album, “Domani è un altro film (seconda parte)”. I Dear Jack hanno avuto la forza di mettere tutti d’accordo tra fan, addetti ai lavori, passaggi radio e sold out nei palazzetti.

«Questo è un giorno importantissimo per noi – spiega Lorenzo Cantarini (chitarra elettrica) – presentiamo il nostro nuovo disco. Contiene tutto ciò che abbiamo fatto in un anno. Abbiamo cercato di sperimentare tanto, abbiamo speso il nostro tempo per cercare qualcosa in cui ci possiamo riconoscere. Sono 17 tracce, brani dal sound completamente diverso. Siamo giovanissimi e vogliamo continuare questa ricerca».

Siete senz’altro i 5 “ragazzacci” nati da “Amici di Maria De Filippi”, sono i più “rock” in gara. «Abbiamo portato al Festival una ventata di freschezza – racconta Alessio Bernabei (voce) – qualcosa di lontano dai brani “sanremesi” melodici e dolci. Con le nostre chitarre distorte e suoni aggressivi siamo qui per far capire chi sono i Dear Jack. Siamo felici che “Sanremo” abbia apprezzato “Il mondo esplode tranne noi" una canzone abbastanza dura ma come noi è romantica e delicata all’interno. Basta leggere il titolo del primo brano del disco: “L’amore è il mio destino” ».

Stasera saranno impegnati nel coverizzare Sergio Endrigo. «Abbiamo scelto “Io che amo solo te”. Endrigo è un pezzo  fondamentale della storia della canzone italiana – afferma Lorenzo -, e poi è un artista stravagante con una storia particolare, di classe e demodé allo stesso tempo, interessato a mondo dei bambini. Il brano è meraviglioso, del 62 ma se l’avessimo ascoltato oggi sarebbe attualissimo. Abbiamo osato e cercato di rischiare, proponendo arrangiamento rock  diverso rispetto all’inedito in gara, questo è alla “queen” con sinfonie che destabilizza la melodia del brano originale. Tuttavia, abbiamo mantenuto il rispetto del brano che adesso è anche un po’ nostro, siamo orgogliosi.

Il loro stile “brit” fa pensare ad una carriera all’estero e, perché no, oltreoceano. «Già essere qui è una emozione indescrivibile  - conclude Alessio  - dopo anni di studio e lavoro la musica è diventata la nostra vita e raggiungere questo palco è una delle realizzazioni più belle che si possono augurare ad un artista. Amiamo cantare in inglese e sarebbe meraviglioso esportarla all’estero. Magari veniamo scelti per l’Eurovision…».