di Giuseppe Giorgio

Sulla scia di quella raffinata poeticità e musicalità che hanno da sempre accompagnato la sua produzione, il cantante, autore e musicista Peppino Gagliardi (nella foto) torna nella sua Napoli, domani sera alle ore 21 al teatro Sannazaro con lo spettacolo “Live!”, un concerto capace di riproporre le gesta artistiche di colui che ha saputo scrivere a grandi lettere il suo nome nella storia della canzone italiana ed un momento di spettacolo ricco di inesauribile flusso creativo. Dopo aver iniziato a suonare la fisarmonica da bambino e agguantato la popolarità nel 1963 con “T’amo e t’amerò”, Peppino Gagliardi raggiunse il suo periodo d’oro negli anni Settanta, quando con manifestazioni come “Un disco per l’estate” ed il Festival di Sanremo, portò al successo i brani “Settembre”, “Gocce di mare”, “Ti amo così”, “Sempre sempre”, “Come le viole” e “Come un ragazzino”. 
Con la partecipazione ai più importanti programmi televisivi dell’epoca, la militanza nel “Festival di Napoli” ed i suoi successi cantati dai più grandi interpreti della canzone italiana e straniera, lo spartiacque artistico per Peppino fu rappresentato dalla canzone del 1970 “Settembre”. Dopo aver cavalcato gli anni con una serie infinita di consacrazioni artistiche, il cantante ed autore giunto agli anni Duemila ha iniziato la collaborazione con il figlio Massimiliano dedicandosi prima alla scrittura e poi alla produzione artistica. Con la sua inimitabile timbrica vocale, la pastosa sonorità ed ancora, con il il suo modo intimistico e passionale di interpretare i brani del suo repertorio, Peppino Gagliardi arriva nella “bomboniera di via Chiaia” con la sua storica band costituita dal figlio Massimiliano al piano, Marco Sinopoli alla chitarra, Toto Giornelli al basso e Daniele Di Ruocco alla batteria.
Un concerto, che coincide con il ritorno nella sua città dopo quanti anni?
«Torno a Napoli dopo sette anni ossia da quando presentai tre miei concerti nel teatro Trianon allora diretto da Giorgio Verdelli. Sarei potuto andare a cantare anche in altre città ma ho preferito Napoli perchè è qui come è noto che risiedono le mie radici. Vivo a Roma per esigenze logistiche ma è a Napoli che c’è il mio cuore. Ecco perchè ho scelto per esibirmi un teatro di tradizione come il Sannazaro che in una zona bellissima della città può accogliere al meglio, grazie anche al suo glorioso passato, un’iniziativa nel nome della poesia e della cultura». 
Cosa presenterà al pubblico nel suo spettacolo?
«Sicuramente i pezzi più importanti della mia carriera. Una selezione dei miei brani nati con i testi dei più grandi autori napoletani come Russo, Bovio, Di Giacomo, Nicolardi ed E. A. Mario unitamente ai miei successi a partire dagli anni Sessanta con T’amo e t’amerò” ed Innamorarmi di te. Il tutto sarà basato sull’improvvisazione con una scaletta che si soffermerà anche sul brano Catena del 1944 di Giuseppe Rossetti e Gennaro Santoro che mi riporta al genere del Fado ed al bello del vicolo di Napoli». 
C’è una sua canzone che ama di più rispetto alle altre?
«Sono affezionato a tutte le mie canzoni come un padre con i propri figli. Anche se poi, sempre come accade con i figli, vi sono i più fortunati ed i meno fortunati. L’affetto di un musicista per i propri brani è come quello di un genitore. Non vi sono preferenze. Al massimo si può ricordare di più una canzone perchè legata ad un periodo più particolare della propria vita». 
Cosa pensa delle sue canzoni in mano agli altri cantanti e del successo della rivisitazione di Giuliano Palma della sua “Come le viole?” 
«I brani nascono per essere cantati da altri. Se la cosa viene fatta bene oppure no, lo decide il pubblico. È sempre bello che qualcuno faccia una versione nuova dei tuoi brani. Ecco perchè dopo le versioni argentine, spagnole e messicane delle mie canzoni mi ha fatto piacere ascoltare anche l’idea di Palma ed il suo bel ritmo». 
Qual è il suo pensiero circa la canzone napoletana ed i suo interpreti di oggi?
«Quando ho iniziato la mia carriera, ero già oltre certe cose. Ascoltavo Brel ed Aznavour. Nonostante i tentativi di innovazione devo constatare che oggi la canzone napoletana sta facendo dei passi indietro. Non cito nomi ma si va indietro rispetto ad una città che ha una cultura ed una grande eredità da difendere come quella della propria lingua. La canzone napoletana può assurgere all’internazionalità ma oggi ciò difficilmente può accadere. Personalmente continuerò sempre sulla scia della cultura e delle mie radici all’insegna di una vita che è stata e sarà sempre senza rete».