NAPOLI. «Ho voluto Ruggiero Cappuccio come direttore artistico del decennale di Napoli Teatro Festival Italia perché lo conosco come persona straordinaria e di qualità anche nel campo dell’ organizzazione». È l’incipit dell’intervento con cui il governatore Vincenzo De Luca ha chiuso la conferenza stampa di presentazione ai giornalisti e agli addetti ai lavori della decima edizione di Napoli Teatro Festival Italia. «Proponiamo un programma veramente straordinario e siamo orgogliosi di farlo perché crediamo che sia un piccolo contributo che diamo da Napoli e dal Sud a un’Italia  che è attraversata da processi di imbarbarimento   nella vita pubblica che fanno paura-prosegue. C’è la quasi totale perdita dei valori umani fondamentali, di regole di vita, di regole di rapporti tra le persone. È quindi per noi motivo di grandissima soddisfazione proporre un festival di questo livello, qualità e ricchezza di iniziative culturali. Napoli è il teatro, Napoli è l’umanesimo, Napoli è il respiro internazionale. Volevo che questa fosse l’immagine di Napoli nell’Italia e nel mondo. Sapete che Napoli e il sud sono anche altre cose perché abbiamo altre realtà residuali. Vorrei che la Regione lavorasse in questa direzione e che emergesse sempre più quel volto di Napoli, ripeto quello della cultura, dell’umanesimo del teatro, del respiro internazionale e sempre meno residui finali di elementi di cialtroneria, di ribellismo idiota e inconcludente  di chiacchiere al vento che non  portano da nessuna parte. Queste realtà residue vanno cancellate. Il patrimonio straordinario di cui siamo eredi per essere conservato e tutelato ha bisogno di senso della stabilità e di lavoro rigoroso e serio, quello che non propone scoppiettii, ma lascia dietro si sé cose di sostanza. Io sono tra quelli che si sono stancati dei “risorgimenti” a corrente continua e alternata. Vorrei che si consolidasse una cultura organizzata  e stabile per consentire una crescita civile e permanente delle nostre realtà». Sui costi della manifestazione De Luca informa che «abbiamo fatto una scelta per sostenere questo programma. Mi è stato chiesto quanto costa. Voi siete uomini di poesia io necessariamente di prosa. Ho fatto i conti e investiamo quattro milioni di euro. Abbiamo deciso di fare una scelta di bilancio. Potevamo scegliere di farci un centinaio di clienti, invece  abbiamo deciso di finanziare una grande, bella, straordinaria e ricchissima stagione di  produzione culturale di cui siamo orgogliosi». Il governatore ha precisato che l’incontro è un’occasione importante anche per  ricordare che cosa è stato fatto in questi mesi. «Ogni tanto - spiega - mi capita di leggere qualche commentatore distratto che mi chiede sempre quale è la nostra linea, quale è il progetto. Abbiamo realizzato con Ruggiero Cappuccio nel 2016 fa una splendida iniziariva “Quartieri di vita”. Era un modo per valorizzare la cultura di base, la cultura sperimentale e tante esperienze teatrali fatte a Napoli e, in modo particolare, a San Giovanni a Teduccio. La ripeteremo anche nel corso di quest’anno. Abbiamo lavorato al recupero di siti storici straordinari insieme con il Ministero dei Beni Culturali. Abbiamo investito insieme al governo, ciascuno per la metà, sul recupero della Reggia di Carditello; abbiamo investito sulla Reggia di Caserta, abbiamo investito su Pompei e su Pestum. Abbiamo lavorato per recuperare delle strutture. Abbiamo dato vita al Teatro Trianon che era chiuso da cinque anni nell’indifferenza generale. Abbiamo cercato, poi, di proporre altre iniziative singole di grandissimo fascino e interesse. La mostra di Leonardo e per ultimo la mostra di Van Gogh. A breve avremo la mostra di Picasso. Abbiamo varato una legge sullo spettacolo. Abbiamo sostenuto con 5milioni di euro il decollo del polo di San Giovanni a Teduccio legato all’Università Federico II per la ricerca. Abbiamo deciso la digitalizzazione dell’archivio di Benedetto Croce con un impegno economico di quache rilievo. A questo aggiungiamo il sostegno al Teatro San Carlo in misura rilevantissima e al teatro Verdi. Mi pare che abbiamo di fronte, dopo 15-16 mesi che stiamo lavorando, un quadro di iniziative e di realizzazioni che merita rispetto dietro il quale c’è una linea e un’idea.Una delle cose che mi infastidiscono di più sono quei residui di municipalismo che considero francamente idioti e frutto di residui di sottocultura duri a morire. Noi viviamo in un mondo nel quale abbiamo migrazioni di popoli interi, un mondo sconvolto e c’è ancora qualche imbecille che si attacca ai municipalismi . È davvero deprimente. Allora è una scelta importante quella di valorizzare i siti, le tradizioni e le radici di tante realtà che abbiamo nella nostra regione che sono ognuna un patrimonio straordinario.  Ho apprezzato molto nel programma di Ruggiero Cappuccio anche la interdisciplinarietà che ha voluto introdurre. Mi piace qualche sezione in particolare come quella della formazione cioè l’idea di rilanciare il tema della trasmissione dei saperi e delle esperienze. È un tema cruciale in Italia Si è determinata a volte una frattura drammatica tra generazioni. L’idea di avere dei maestri dei capiscuola che riprendono il gusto della trasmissione all’allievo della propria esperienza anche umana oltre che professionale e tecnica, mi pare una cosa  straordinaria. Mi piace la commistione con altre discipline. Ci siamo resi conto che senza una rete di valori fondamentali, una rete di valori umani condivisi, una crescita sociale e di cultura non è possibile governare le nostre comunità. Abbiamo-conclude - bisogno di forme di maturazione civile che determinano  anche processi di autogoverno, di autolimitazione che di per sé creino l’equilibrio fra libertà, individualismo e regole della convivenza civile».