Un vero e proprio show, con o senza microfono. Ad Aurelio De Laurentiis ci siamo abituati ormai: se ne sta zitto zitto per un bel po' di tempo, poi rompe il silenzio e sputa fiumi di idee, notizie, sensazioni. Non si fa vedere tantissimo per i suoi tanti impegni imprenditoriali, ma quando viene a Napoli fa sentire la sua presenza fino in fondo. Questo scudetto lo sente suo, l'aveva già dichiarato nella sua ultima conferenza stampa. Ha l'impressione che qualcuno gliel'abbia soffiato, con metodi non troppo leciti. E allora dopo il successo contro il Crotone si presenta negli spogliatoi col boccione di champagne in mano e fa partire la festa, con tanto di bagno ai suoi giocatori. Solo un primo segnale.

 

«SCUDETTO NOSTRO». Dopo i fatti, le parole che raccontano molto di più. Una decina di giorni fa il presidente aveva detto che se il Napoli fosse rimasto ad un distacco inferiore ai sei punti dalla Juventus si sarebbe auto-attribuito lo scudetto. E così è stato. «Sono contento della stagione. Chiudere a -4 vuol dire che il campionato è nostro». Così, in una sorta di colloquio informale in sala stampa, senza badare troppo all'etichetta stavolta. Chiaro, chiarissimo il messaggio lanciato ai vertici del calcio italiano. Con tanto di provocazione subito dopo: «Altrimenti che devo fare? Andare e rubare?». Ma non si ferma qui, vuole che il concetto del quale si fa portatore sia cristallino. «Penso si possa anche dire che lo scudetto, quello vero, ce lo siamo meritato. Quello finto - prosegue il patron - magari ce lo daranno l’anno prossimo». Già, perché la stagione resta straordinaria, al netto dei favori arbitrali della Juventus.

 

ADDIO SARRI? Dopo aver perso lo scudetto nel weekend di Firenze, il tema più caldo dalle parti di Castel Volturno è stato senza dubbio il futuro di Maurizio Sarri. Tutto l'amore del pubblico forse non è bastato a garantirne la permanenza ai piedi del Vesuvio. La notizia, per ora vaga e sicuramente da chiarire, la dà su quest'argomento De Laurentiis: «Se resta dovete chiederlo a lui. A me non ha mai voluto rispondere, ha sempre demandato a Pellegrini che mi risponde 'Boh!'». Poi l'affondo finale, che qualche dubbio però ancora lo lascia: «Per me la data non c’è più, è tempo scaduto, perché a un certo punto l’abbiamo affrontato questo problema, in tutti i modi, poi io mi devo prendere la responsabilità, dobbiamo andare avanti. Non è detto vada via, c’è una clausola. Vediamo cosa accadrà». Segnali d'addio, così com'era già accaduto con Mazzarri e Benitez in passato. Ma è sempre andata meglio, il percorso è sempre stato in ascesa. C'è da stare tranquilli. «La gente pensa ad un ciclo finito perché un triennio è lungo, la gente teme che qualcosa possa cambiare, un giocatore, un modulo di gioco». Ma - come diceva Buddha - del cambiamento non bisogna aver paura perché è l'unica costante.