Hamsik, il San Paolo porta bene: c’è Maradona nel mirino
Il capitano e tre reti dal grande Diego
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Ven 14 Aprile 2017 11:01
Marek Hamsik è in ognuno di noi ed è l’idea che si fa realtà, l’ambizione che scavalca gli ostacoli, il traguardo che ogni volta appare più limpido, meno confuso, s’avvicina agli occhi e alla mente, è l’obiettivo che riempie il cuore, che dà un senso ad ogni cosa, che alimenta nuovi stimoli, che sovrasta le perplessità del caso. LEGAME. Quel ragazzo che oggi è un uomo - con poca barba ma infinito coraggio - aveva appena vent’anni quando, nel 2007, inconsciamente, decise di legarsi a vita al Napoli, ad una città distante centinaia di chilometri dalla sua Slovacchia, una qualsiasi finché non decise di farla propria, rispettando usi e costumi, imparando ad amarla senza che nessuno glielo chiedesse, lasciandosi contagiare dal calore e dall’unicità dei tifosi, trasmettendole serenità ed anche lealtà, sportiva e professionale, fede calcistica che poi s’è fatta più grande, ha abbracciato la vita e non solo lo sport.
FIGURA. Oggi Hamsik è un simbolo, mica solo un calciatore: è l’emblema del professionista che ai soldi – che pure contano – ha anteposto la volontà di rappresentare un’epoca, la sua, indossando i panni del capitano, della bandiera e presto anche del goleador, il primo in classifica nella storia di questa società, scavalcando Maradona (che però sarà leggenda) pur senza ostacolarne il ricordo, mettendosi alle spalle tutti gli altri e poi, perché no, creando un solco che duri nel tempo, che ne blindi il primato, che lo renda per decenni il più prolifico giocatore azzurro di tutti i tempi. TRAGUARDO. Ne mancano due, di gol, per raggiungere Diego, tre per superarlo com’è scritto nella legge dell’aritmetica, dei numeri che spesso confondono ma vorranno pur dire qualcosa. Raccontando la storia di Hamsik, ad esempio, spiegheranno che un giorno il talento s’è fuso con la bellezza ed è diventato poesia, ha stravolto le regole del calcio (moderno) creando confusione, segnando una svolta, macchiando la routine di soldi e prestigio che rende i calciatori figurine e le squadre d’appartenenza stazioni dove divertirsi per pochi anni prima di andare altrove, rispettando un copione (morale, s’intende) che però Hamsik ha scelto di non seguire.
OBIETTIVO. Eppure c’erano state le possibilità, il Milan su tutte, per diventare uno dei tanti. Un istante di dubbi e perplessità che s’è sciolto al sole – d’altronde era estate - nella volontà di proseguire insieme: ecco perché Hamsik, trent’anni a luglio, è ancora in corsa per il record dei record, è fermo a quota 112 gol (gli ultimi due al San Paolo contro la Juventus) e vorrebbe salutare questa stagione aggrappandosi già a Diego, (ri)provandoci già domani quando arriverà l’Udinese, squadra alla quale ha già segnato quattro gol in carriera. Dovesse fallire poco male, lo aspetterà un’altra annata per riprovarci ed un’estate per prepararsi: bisognerà pur riempirla in assenza di dubbi sul futuro…
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