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Ambiente e cervello: un dialogo continuo

Opinionista: 

Ho avuto modo di ascoltare la bella e dotta conferenza di Lamberto Maffei, tenuta all’Accademia dei Lincei in occasione dell’adunanza generale di chiusura dell’anno accademico. Maffei è uno dei più noti e riconosciuti Studiosi del cervello: è stato docente di Neurobiologia alla Normale di Pisa, direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR, presidente dell’Accademia dei Lincei dal 2009 al 2015. Il titolo della conferenza era “Ambiente e cervello: un dialogo continuo” e il suo filo conduttore si basa riconoscimento non solo teorico, ma anche scientifico e sperimentale, del rapporto tra l’ambiente (che produce continuamente stimoli che il cervello riceve dalla realtà circostante) e la “macchina cerebrale” (un organo composto da 86 miliardi di neuroni e da 100.000 miliardi di sinapsi). Senza questa stretta connessione, un cervello senza stimoli cadrebbe in coma e priverebbe l’uomo di ciò che è all’origine della vita: la percezione del mondo circostante, della natura, della storia, della società, della famiglia e, innanzitutto, del rapporto col tu di un’altra esistenza. È quest’ultimo aspetto che mi ha colpito e che mi induce a svolgere qualche riflessione su questa difficile e drammatica svolta autoritaria, razzista e xenofoba che sta attaccando e stravolgendo le fondamenta democratiche e umanistiche dell’Italia e dell’intera Europa. La scienza – ha osservato Maffei – dimostra in modo inconfutabile l’unicità dell’individuo proprio perché vi è all’origine una irriducibile variabilità del patrimonio genico. Ma v’è di più: la facilità della comunicazione favorisce il costituirsi di gruppi che hanno una stessa lingua, una stessa percezione del mondo e una stessa cultura. La conclusione cui giunge lo scienziato del cervello – che in altri tempi sarebbe stato perseguitato dai sostenitori di razze cosiddette superiori – è che “la lotta contro la diversità all’interno della specie è una lotta contro natura e contro il singolo uomo che vuole gridare il suo nome”. C’è però, specialmente nell’epoca in cui viviamo, un pericolo in agguato: la progressiva perdita da parte del cervello della funzione di “analizzatore critico” a causa del progressivo imporsi di una dittatura mediatica che individua nel consumo a sé stante il bene supremo per l’umanità. Qui il discorso scientifico si connette a quello etico-politico, quando si osserva come il mercato sia diventato il “dio laico” responsabile di una “bulimia dei consumi e di una anoressia dei valori”. Ma torniamo al concetto di ambiente e alla necessità di creare le condizioni di un “ambiente arricchito” e dell’influenza che esso può avere sul cervello e sulla salute di milioni di persone costrette a vivere in un ambiente povero (un solo esempio tra i tanti enumerati: mentre nel centro di Glasgow la durata della vita media è di 80 anni, nella sua periferia a pochi chilometri di distanza la media scende a 60 anni). E a proposito di anziani Maffei osserva che il numero di persone affette dall’Alzheimer si aggira oggi intorno ai 40 milioni e che nel 2030 si arriverà a 70 milioni. Alla malattia, come si sa, non si è a tutt’oggi trovato rimedio. Ebbene, alcune ditte farmaceutiche hanno abbandonato le loro ricerche perché non sufficientemente remunerative. La morale della favola – come si suol dire – è facile a cogliere: anche la scienza con la sua autorevolezza prende partito, per la diversità contro l’unicità, per il rispetto dell’ambiente contro la sua distruzione a fini speculativi, per l’accoglienza contro il respingimento, per l’assistenza alle fasce deboli della società contro il prevalere degli interessi dei grandi monopoli.