Banche, da Renzi un’altra Cantonata
Ora pure a gestire gli arbitrati sulle banche fallite. La fantasia di Renzi non ha limiti. Una Cantonata per ogni problema. Che ci sia una vicenda di corruzione, che si tratti di trovare un candidato sindaco, di controllare un appalto, di vigilare sull’Expo, oppure - come recita l’ultima trovata del premier - di gestire gli arbitrati per i risparmiatori truffati dalle 4 banche fallite, c’è sempre un solo nome in cima alla lista: Raffaele Cantone. Il 118 del Governo, pronto a metterci la faccia al posto di chi la faccia non può più metterla senza rischiare che arrivino i pomodori. La trovata di proporre il presidente dell’Anticorruzione a garantire gli arbitrati non è altro che una mossa comunicativa, che risponde alla sola esigenza di spostare l’attenzione mediatica dai guai che stanno coinvolgendo il Governo. D’altra parte, fin dal principio Renzi aveva pensato il ruolo di Cantone esattamente per questo: uno scacciaguai che nessuno può criticare senza essere considerato, nella migliore delle ipotesi, un amico di corrotti e delinquenti. Tuttavia, mentre Renzi butta la palla in calcio d’angolo, gettando in pasto ai media il nome di Cantone, tutti i nodi che hanno generato il disastro bancario di queste settimane restano irrisolti. Non è solo questione di crediti deteriorati: la debolezza del sistema è strutturale. E affonda le radici nell’abolizione della separazione tra istituti di credito e banche d’affari voluta negli Usa dalla sinistra mondialista clintoniana e che ha definitivamente rotto gli argini, ponendo l’economia reale alla mercé di «un sottoprodotto delle attività di una casa da gioco », per dirla con Keynes. È stato così che la finanza ha preso definitivamente il sopravvento sull’economia produttiva, che troppe banche hanno smesso di creare sviluppo per produrre principalmente valore per gli azionisti. Anche sulla pelle dei risparmiatori. Il passo successivo è stata la separazione tra i due elementi che da sempre si erano contrapposti, conciliati e combattuti, avendo però sempre bisogno l’uno dell’altro: il capitale e il lavoro. Il primo è stato delocalizzato in una frenetica rincorsa alla massimizzazione dei profitti a danno del secondo, con gli esiti disastrosi che la Chiesa cattolica non si stanca di denunciare. Come ripartire? Con una legge, ad esempio, che separi banche d’affari da istituti di credito tradizionali, impedendo così allo stesso soggetto di esercitare entrambe le attività contemporaneamente. Sì, un “Glass- Steagall Act” (la legge Usa abolita nel 1999) col quale ingaggiare una battaglia nell’Ue per giungere ad una legge bancaria europea in tal senso. Questo è ciò che farebbe un Governo serio. Altro che Cantonate.