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Contro i tagliagole guerra per la libertà

Opinionista: 

Non possiamo più tergiversare. Non possiamo più trastullarci con la cinica idea che tanto toccherà sempre a qualcun altro. Non possiamo più attendere. No, non possiamo più. Il tempo dell’appeasement, della ricerca dell’accordo con un nemico spietato e senza scrupoli, è scaduto. Definitivamente. Vedremo nelle prossime ore quali saranno le contromisure concrete che l’Ue e gli Usa assumeranno di fronte al massacro parigino messo in scena dai tagliagole islamici, ma non c’è dubbio che la strategia del rinvio e delle chiacchiere che ha contraddistinto la politica internazionale sia annegata in un fiume di sangue di una notte francese. È tempo di reagire. Nessun Governo che si rispetti resterebbe a guardare qualora subisse un’aggressione militare sul proprio territorio. Diciamolo ancora più chiaro: nessun Governo al mondo potrebbe rispondere con le sole armi della diplomazia e dell’intelligence di fronte al massacro di così tanti concittadini inermi in casa propria ad opera di forze ostili. Nell’attentato a Charlie Hebdo i sofisti del “dialogo” potevano ancora vedere una matrice di vendetta rispetto ad un fatto specifico (le vignette), ma i molteplici attacchi terroristici che in poche ore hanno messo in ginocchio la Francia e l’Europa hanno tutt’altra matrice: rappresentano un salto di qualità che non possiamo continuare a fingere di non vedere. I devastanti attentati - molteplici, di carattere militare, coordinati ed evidentemente preparati da tempo - rappresentano il superamento della tattica del “lupo solitario”, del “cane sciolto” o del terrorista isolato. Essi segnalano un’evoluzione qaedista dell’Isis, più vicina all’organizzazione del defunto Bin Laden che a quella dello Stato islamico delle origini. La Francia è stata attaccata militarmente in casa propria. E la Nato esiste esattamente per rispondere a minacce di tal genere. Finora l’insipienza e le divisioni degli europei, la politica criminale in Libia proprio di francesi e britannici, la sottomissione a Obama e alla sua folle scelta di sostenere le primavere arabe e mettere all’angolo la Russia, fino a costringerla a reagire, hanno prodotto il disastro di cui forse soltanto oggi si inizia finalmente a prendere coscienza. O almeno si spera. I governanti di ciò che resta dell’Occidente si mettano l’anima in pace: se davvero vogliono fermare i terroristi, allora non c’è alternativa alla guerra. Occorre agire anzitutto in Libia, Siria e Iraq, i principali focolai del tumore islamista. Bisogna farlo costruendo una larga coalizione militare che, imperniata sull’asse Ue-Usa-Russia, si allei con i molti stati arabi e africani che, per ragioni diverse, hanno nell’Isis un nemico comune. Bisogna spiegare alle opinioni pubbliche che la libertà ha un prezzo. Ma bisogna farlo subito. Prima che i tagliagole islamici vengano a prenderci come al Bataclan: uno ad uno.