Corruzione e sprechi sono patologie criminali
È una successione tanto rapida e impressionante, di fatti e misfatti, da togliere il fiato. Poi, però, non manca uno squarcio di luce quando una Procura della Repubblica (quella del Tribunale aversano di Napoli Nord, presieduto su 38 Comuni fra casertani e partenopei), chiede al presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone di essere un proprio “consulente” a tempo pieno. Cioè non un contatto periodico e quando capita, ma un vero e proprio “patto” per una guerra a fondo contro il malcostume che divora le risorse dello Stato e impoverisce i nostri territori. Su Cantone agisce anche il richiamo degli “affetti ambientali” (nato a Napoli ma cresciuto nel Giuglianese) e apprezza l’idea di un controllo serrato e sistematico su imprese ed economia, istituzioni e vita politica, rispetto di norme e procedure. È lui che, da quando è al vertice dell’Anac (marzo 2014) non esita a denunciare come le tangenti per le opere pubbliche procurino danni per oltre 60 miliardi l’anno. Non solo: nelle sue denunce c’è anche il collegamento fra la corruzione e la fuga dei cervelli (da Napoli come da tutta la Campania) all’estero. *** Un esempio che fa scuola. Appena si è insediato, al Centro Direzionale, come Procuratore generale della Repubblica, Luigi Riello ha portato molta attenzione ai problemi dell’inquinamento politico-sociale e alla devastazione degli ambienti antropologico- naturali. Ora dice: «Spero che al più presto anche noi possiamo firmare un protocollo così, in modo da dare più coraggio agli stessi cittadini. L’assenza di denunce finora non ha giovato ai fini di quella rigenerazione politica che resta un obiettivo imprescindibile. È necessario perciò puntare a una rivoluzione culturale. L’autorità giudiziaria ce la mette tutta, ma ognuno dei soggetti coinvolti deve fare la parte di competenza». *** Una doccia fredda. Il “bel tempo” dura poco e il “temporale” non tarda a scatenarsi. Il mega ospedale del mare, in zona Ponticelli, non fa in tempo a muovere i primi passi che la corruzione li precede. Posti messi in vendita (medici e infermieri, amministrativi e tecnici) per cifre da 10mila in su. Coinvolto un politico dell’area vesuviana, forse di Ercolano. Interviene subito il sindaco Ciro Buonajuto che invoca chiarezza “anche per tutelare il buon nome dei politici onesti di qualunque formazione”. *** Buon nome cercasi. Alla Regione Campania si sono finalmente accorti che l’essere “fannulloni”, cioè non compiere il lavoro per cui si è remunerati, è un altro modo per commettere un furto. Finalmente un po’ di sanzioni: per i consiglieri che disertano le sedute dell’assemblea o le riunioni delle Commissioni, scatta una sanzione di 370 euro; per la burocrazia che si esibisce in lentocrazia, ci si è finalmente accorti che 18 milioni l’anno per 205 funzionari sono troppi e che gli stipendi vanno rivisti e tagliati. C’è una legge di stabilità che, almeno sulla carta, non dovrebbe farla buona a nessuno a cominciare, appunto, dai “burosauri” regionali. *** Intrecci perversi. Sempre a braccetto mala politica e clan della malavita organizzata. A Marano viene sequestrato il piano degli insediamenti produttivi. Sotto un unico ombrello (che per fortuna smette di proteggerli) i “signori delle imprese”, gli esponenti di una cosca, una famiglia politica che dalla Provincia di Napoli arriva, con una ascesa irresistibile, alla Regione, al Parlamento e sempre più su fino a Strasburgo. Ora dovrà tornare, così sembra, un bel po’ indietro. Intanto c’è un sequestro di beni per 4 milioni di euro. Un altro sequestro, nell’area napoletana, colpisce un clan che gestiva attività commerciali senza limite di cifre. Ora gli vengono sottratti 12 milioni. *** Mazzette sull’isola. È quella azzurra di Capri il cui colore è ora meno luccicante. A giudizio per corruzione, fra “compagni di merende”, l’ex comandante dei Carabinieri e un imprenditore della navigazione. Il reato? Qualche “utilità” di troppo in cambio di autorizzazioni edilizie. Nei verbali accusatori si parla di “interventi affettuosi”, salvo a verificare come e perché questi interventi sono arrivati fino in Inghilterra. *** Interrogativi. Polizia, Carabinieri e Finanza arrestano e sequestrano beni per cifre non indifferenti. Ma perché ci si ferma, quasi sempre, ai sequestri oppure passano tanti anni per arrivare alla confisca? Quali nuove complicità si creano, strada facendo, fra il primo e il secondo tempo? Immaginiamo la frustrazione che inevitabilmente deve serpeggiare fra quei corpi dello Stato che investigano e pensano di aver finalmente assicurato alla giustizia fior di malviventi mentre, invece, si rischia di essere sempre punto e a capo…. *** Da accusatrice ad accusata. È la Corte dei Conti. Già il presidente Luigi Giampaolino, nativo pomiglianese, fino al 2013 denunciava che il “sistema corruttivo”, instauratosi nel nostro Paese, divorava ogni anno 60 miliardi di denaro pubblico; quantificava in 120 miliardi l’evasione fiscale e in due miliardi gli sprechi per le consulenze clientelari. Un quadro impressionante fotografato anche per la Campania dai nuovi vertici della Corte regionale (Giovanni Coppola, Michele Orecchio, Michael Sciascia). Soltanto la corruzione nella Sanità sale ad oltre 16 milioni. Ma di tutto questo denaro che alimenta un filone criminale, quanto ne ritorna nelle casse dello Stato? Che la Corte dei Conti sia diventata una Corte dei miracoli? *** Scampia 21 marzo 2015. Sembra di risentire la voce di Papa Francesco quando dice che “la buona politica è una delle espressioni più alte della carità, del sorriso, dell’amore” e conclude affermando che “la corruzione spuzza”.