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Cronache pasquali a scartamento ridotto

Opinionista: 

Cari amici lettori, la Pasqua ha imposto una battuta d’arresto non soltanto alle cronache, ma anche ai fatti di cronaca. La politica interna, grazie soprattutto alle abboffate pasquali, è ferma, ciò che non ha impedito ai commentatori di tornare sulle solite ipotesi di governo. Il messaggio più gettonato è quello di Di Maio, il quale, di certo inconsapevolmente, ha scimmiottato diversi personaggi illustri. Il “Dio lo vuole!” che aprì la strada alle Crociate, è diventato, in formato ridotto: “Il popolo vuole me!”. “Après moi la déluge”, l’azzeccato pronostico di Luigi XV, si è fuso con il risorgimentale “Roma o morte”, dando luogo al più modesto (il detto, non Di Maio) “Io o niente!”. Me ne dispiace per chi aveva creduto essere stato il culto della personalità seppellito dalle macerie del muro di Berlino. Intanto, ci affligge che non possiamo gridare: “È morto il governo, viva il governo!”. Il governo a mezzo servizio è ancora capace di far danni, continuando Alfano, cadavere politico non ancora imbalsamato, a rappresentare l’Italia nel mondo. Così il buon Benjamin Netanyahu, alle ore 18 del giorno di Pasquetta, ha annunciato l’accordo raggiunto con l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) sul destino di circa 16mila africani richiedenti asilo ora ospitati in Israele, che sarebbero stati trasferiti in vari Paesi occidentali, la maggior parte tra Italia, Germania e Canada. Quest’UNHCR è tristemente nota per essere stata in passato rappresentata dalla Boldrina, che non perdeva occasione per bacchettare l’Italia, a suo dire non abbastanza accogliente. La Farnesina ha smentito che ci fosse un accordo e Israele ha precisato che si trattava solo di un esempio. Diciamo pure, con Pirandello: “Ma non è una cosa seria”. Com’è venuto in mente al premier israeliano di menzionare proprio l’Italia? Un momento di follia? Un’indicazione ricevuta dall’Alto Commissariato? O, magari, la diffusa convinzione, accreditata dal comportamento dei governi italiani a gestione Dem, che l’Italia sia il paese accogliente per definizione? I sedicimila sudanesi ed eritrei non verranno più in Italia e probabilmente saranno rispediti ai loro paesi, perché il premier israeliano ha preso atto delle “difficoltà politiche” sorte nei paesi terzi; Italia e Onu, però, non hanno fatto una bella figura. Un’altra notizia del giorno di Pasqua concerne un fatto di sangue avvenuto a Servola, in provincia di Trieste: rientrati a casa dopo il pranzo, due anziani coniugi hanno litigato e la donna, sessantenne, ha strappato il coltello dalle mani dal marito settantatreenne e l’ha ucciso. Notizia banale, direte voi; ma, dopo tante chiacchiere sul femminicidio, vuoi vedere che prima o poi dovremo cominciare a parlare del maschicidio? A mio sommesso avviso, era molto meglio quando il sesso del morto ammazzato non aveva rilevanza. C’è il rischio che, a furia di distinguere, avremo la femmina ammazzata dal maschio, il maschio ammazzato dalla femmina, la femmina ammazzata dalla femmina e, infine, il caso più normale: il maschio ammazzato dal maschio come, in principio, capitò ad Abele col fratello Caino. Più o meno come la storia dei gender: la distinzione fra maschio e femmina era alla mia portata, ma gli oltre cinquanta sessi della cultura contemporanea sono un po’ difficili da digerire. Immaginate per un momento cosa accadrebbe se si diffondesse fra tutti questi generi la moda del rapporto di gruppo. Altro che Sodoma e Gomorra! Last but not least, continua a interessare i media l’ultima “chiacchierata” (la terza, mi par di ricordare) tra papa Francesco e papà Eugenio (Scalfari). La storiella dell’Inferno (esiste, non esiste, è pieno, è vuoto, è un luogo di eterno supplizio, è l’assenza di Dio, è la morte definitiva) dura da tempo fra gli sfaccendati teologi degli ultimi secoli (che bisogno ce n’era, dopo i Padri della Chiesa, Sant’Agostino e San Tommaso?); ma l’attribuzione di una soluzione, minoritaria e contrastante con il Catechismo, addirittura al Sommo Pontefice l’ha fatta rimbalzare sulla prima pagina del Times e di alcuni quotidiani del Nuovo Mondo. Si sono raffreddati i rapporti fra “Repubblica” e il suo fondatore e nel merito della vicenda è entrato perfino Piergiorgio Odifreddi, sommo pontefice dell’ateismo contemporaneo, che ha bacchettato sia Scalfari sia Bergoglio. Quest’ultimo sarebbe non certo “un intellettuale raffinato: l’operazione (fallita) di pochi giorni fa, di cercare di farlo passare ufficialmente per un gran pensatore, suona appunto come un’excusatio non petita al proposito, e non avrebbe avuto senso per il ben più attrezzato Ratzinger (il quale tra l’altro se n’è dissociato, con le note conseguenze)”. Si accenna, qui, alla nota vicenda della lettera pezzottata da quel prelato poi licenziato, ma non troppo, da Francesco. D’altra parte, Odifreddi dichiara di non comprendere “perché mai Repubblica non metta un freno alle fake news di Scalfari, e finga anzi addirittura di non accorgersene, quando tutto il resto del mondo ne parla e se ne scandalizza”. Io, di solito, dissento da Odifreddi su tutto: stavolta, però, mi sembra abbia ragione sia su Scalfati “ateo devoto”, sia sul Pontefice che, da buon gesuita, potrebbe non essere ingenuo come sembra, ma agire per fini non confessabili. Speriamo che, sul secondo punto, sbagliamo entrambi!