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Dai ballottaggi un vento diverso

Opinionista: 

È il momento di osare. E soprattutto di cambiare. Se non ora, quando? I segnali che gli elettori di centrodestra hanno inviato, con l’ottima performance dei candidati di coalizione al primo turno delle Amministrative, confer- ■ alle pagine 8 e 9 mano quanto su queste colonne si va scrivendo da alcune settimane: bisogna smetterla di parlare di legge elettorale, archiviare - ma sul serio - qualsiasi ipotesi di accordo Berlusconi-Renzi e dar vita ad un nuovo progetto di centrodestra alternativo alla sinistra e a M5S. Se poi i ballottaggi di domani dovessero confermare il trend di due settimane fa - in particolare se il Pd dovesse perdere alcune sue roccaforti rosse - allora la voce degli elettori non potrebbe più essere ignorata. Certo, l’astensione peserà in maniera decisiva. Ma stavolta i dem potrebbero aver sbagliato i loro calcoli. Fissare il secondo turno nel pieno della canicola estiva, con la speranza che gli elettori di Fi, Lega e Fdi - storicamente meno propensi a partecipare ai ballottaggi - preferiscano il mare alle urne non è detto che sia una furbata favorevole alla sinistra. Il rischio che stavolta l’astensione possa colpire il Pd esiste. Lo stesso illusionista di Rignano lo ha capito, al punto da essersi tenuto prudentemente alla larga dalla campagna elettorale. Ecco perché è il momento di rompere gli indugi. Va costruita subito una federazione tatarelliana nella quale siano rappresentate le varie anime del centrodestra. Nessuna esclusa. Ma per fare questo va abbandonata ogni ambiguità. Non si può essere alternativi in tv e consociativi in Parlamento. Diciamo le cose con chiarezza: Berlusconi non può giurare davanti alle telecamere di non avere alcuna intenzione di governare con Renzi e poi fare da stampella al Governo. Com’è accaduto sulle mozioni Consip. Non si può stare uniti nelle Regioni e nei Comuni e poi andare divisi alle Politiche, sottintendendo così lo schema di un nuovo Nazareno. Basta guardare alla Campania, dove il Pd rischia di fare quasi cappotto nelle città più importanti proprio per l’assenza di un’alternativa di governo credibile di centrodestra. Anche l’esito del voto nella nostra regione ha confermato che la frattura bipolare è tutt’ora valida, con un fronte liberale-conservatore da un lato e uno social-progressista dall’altro che si fronteggiano. Ma se il primo lascia campo libero al secondo non c’è partita. Certo, le Amministrative non sono le Politiche - è per questo che M5S è tutt’altro che finito - ma possono indicare una strada. Berlusconi è terrorizzato dalla prospettiva che i Cinque Stelle arrivino al Governo, ma non ha ancora capito che la maniera migliore per evitarlo non è dar vita a larghe intese, bensì costruire una radicale alternativa. Al contrario, un accordo post elezioni Pd-Fi rischierebbe di ottenere il risultato opposto a quello sperato. Tutti coloro che odiano sia il Cav che l’ex Rottamatore, infatti, avrebbero un motivo in più per votare Grillo. L’unica grande coalizione che rischierebbe di uscire dalle urne sarebbe quella dei nemici di questo accordo. Al contrario, la realtà dimostra che il centrodestra compatto non solo vince le elezioni, ma governa con ottimi risultati. Come attestano le esperienze di Lombardia, Veneto e Liguria. Semmai c’è da riflettere sul perché al Sud quelle stesse forze non riescano a costruire un progetto credibile. Colpa d’una classe dirigente largamente inadeguata e idee che scarseggiano. Eppure c’è una parte importante dell’elettorato, soprattutto quella che in questi anni ha preferito restarsene a casa piuttosto che votare Renzi o Grillo, la cui richiesta di cambiamento non coincide con la protesta antisistema. Ciò vale finanche per una parte degli stessi che votano M5S. Che cosa si aspetta?