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Edilizia scolastica e colpe istituzionali

Opinionista: 

Una democrazia che voglia conquistare l’avvenire non può mancare al dovere di definire organicamente il suo atteggiamento verso i giovani. Essa, per capirci, ha l’obbligo di intervenire nella vita dei giovani affinché questa trasformazione possa avvenire nell’area più larga e nel modo più soddisfacente. Anni fa così scriveva Salvatore Valitutti, uno dei più autorevoli studiosi dei problemi giovanili, richiamando a maggiori doveri le nostre cosiddette autorità competenti - spesso giova ribadirlo incompetenti - nel favorire correttamente uno sviluppo sereno a questo delicato mondo. A farcelo ricordare oggi è il quadro della disastrosa edilizia scolastica che, a Napoli, si fa sempre più preoccupante. Ora che ci siano lacune e carenze di natura storica, difficili da risolvere in tempi brevi, data la loro origine remota e estesa, nessuno può disconoscerlo né pretendere che le si possa risolvere dalla sera alla mattina. Quello, però, che desta sconforto ed è insopportabile è che tutto ciò molto più spesso si lasci verificare nei quartieri cosiddetti a rischio, cui si dovrebbe, invece, riservare più cura, in ragione di una precarietà sociale, di per sé già drammatica e quindi bisognosa di ascolto. In seguito a una serie di doglianze, provenienti da genitori e docenti, vogliamo citare, uno su tutti, il caso di Scampia, ancora una volta al centro di una raffica insostenibile di allarmi, crolli, disservizi, chiusure obbligate, con rotazioni complesse, doppi turni e purtroppo, un carico sussidiario per altri istituti, anche questo da metter in conto. Di fronte a un quadro così critico, che coinvolge scuole significative anche per le loro storie - dalla Virgilio alle Cervi 1, Cervi 2 e Ises - c’è da chiedersi: ma quale edificante messaggio si può sperare di trasmettere a chi è nato e vive qui per pensare che cresca fiducioso nelle istituzioni? Se mettiamo insieme tutto questo e molte altre carenze, riguardanti servizi, infrastrutture, disoccupazione e marginalità, da sempre nell’agenda delle emergenze, in una comunità e un quartiere storicamente difficili, solo gli sprovveduti, i demagoghi e i visionari possono attendersi che qui possa nascere un mondo nuovo. Basta con i velleitarismi, le chiacchiere senza reali programmi di ammodernamento, di cui Napoli è da tempo priva. Lo vogliamo ricordare a coloro, e sono molti, che si riempiono la bocca di catartiche promesse su svolte e rivoluzioni epocali per poi tradire nei fatti quanto affermato. Un atteggiamento molto diffuso e di sfacciata incoerenza, che, per dire fino in fondo la verità, ha riguardato gli amministratori degli ultimi trent’anni e, in particolare, chiama in causa l’odierna giunta, dichiaratasi sempre vicina alle necessità delle periferie e, in realtà, dimostratasene lontanissima. Si parla tanto di rispetto della Costituzione, spesso addirittura si vuol far passare il messaggio, che solo una parte del Paese la osservi e la onori, quella che si autodefinisce progressista. Poi riflettendoci bene sopra, ci si accorge spesso che taluni sedicenti osservanti sono i peggiori: predicano bene e fanno poi il contrario.