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È finita la ricreazione, parola ai programmi

Opinionista: 

Cala il sipario sulle primarie del Pd con la immancabile coda velenosa. Da domani nulla sarà come prima. Chi vincerà, aprirà i veri giochi in vista del voto di maggio, le prime ipotesi di cordate e di alleanze, a chi perderà, non resterà che fare tappezzeria. Ma la ricreazione è finita per tutti. È finita per il Pd, che si deve misurare seriamente, dopo venti anni di flop, con una visione di città nuova, libera da vecchie ipoteche, logore incrostazioni, bandiere ammainate, dimostrando quello che realmente vale. Comunque vada, la discesa in campo di Bassolino è stata un atto di superbia e di sufficienza verso tutti: la Campania che aveva “sgovernato”, Napoli che aveva abbandonato per una poltrona di governo, insomma, un crescendo di velleità e di errori. Reso imperdonabile dal silenzio impacciato sulla vicenda rifiuti, su cui occorreva un pubblico “mea culpa”. Troppo, in verità, per pensare di poterla passare liscia politicamente. Una sua vittoria alle primarie - su cui non puntiamo nemmeno un soldo bucato - sarebbe comunque azzoppata e divisiva. La sua “autoricandidatura” è molto datata per presumere di “fare futuro”. Basta leggere i nomi della casta, di chi lo ha sostenuto alle primarie, per ricostruire una mappa di incarichi, consulenze e nomine con accanto i rispettivi emolumenti dei tempi della sua Bengodi. Come si poteva pensare di darla a bere ai napoletani che il “di nuovo fosse solo lui?” C’è una misura nelle cose. Era naturale che, con questi esemplari museali in giro, de Magistris si sentisse un neonato della politica, autorizzato addirittura a promettere nuovamente - senza averlo fatto in questi cinque anni - una raccolta differenziata al 75%. Ma la ricreazione è finita anche per lui. Il deficit del Comune avrà conseguenze devastanti. L’altra volta gli andò bene per la pavidità di un Pd prono , il “tafazzismo” del terzo polo di Fini e Casini, che a furia di volersi contare non conta più nulla. Dopo le schermaglie tattiche delle primarie ora contano i programmi. De Magistris non lo ha, non lo ha mai avuto e non potrà mai averlo, avendo messo in pista un cartello elettorale di umorali interessi: pedoni e ciclisti, pacifisti e apripista, zapatisti e qualunquisti, barristi, barretti, buttafuori e residenti, movida, torcida e comparsita, insomma un “cocktail” di ballerine rivendicazioni amministrative, agli antipodi della “città metropolitana”: efficienza e competitività. Qualcuno dovrà pur dire al sindaco che oggi il Pil nazionale si costruisce grazie alle metropoli. Niente ricreazione invece per Lettieri, candidato sindaco del Centrodestra, che da cinque anni incalza de Magistris, senza dargli tregua: è lui che ne ha smascherato l’allegra finanza. Mentre altri dormono egli è l’unico sveglio, che oggi può parlare di Napoli con profonda competenza e sfidare chiunque nel saperne meglio tracciare un destino di concreta rinascita. Il resto è solo, diciamocelo una volta per tutte: chiacchiere e distintivi.