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Galasso essenziale per capire Napoli

Opinionista: 

La scomparsa di un grande storico, un grande napoletano, come Giuseppe Galasso, nato a Montesanto, vale a dire alla Pignasecca - un particolare che meglio ne connota le veraci radici popolari, il percorso meritorio di un uomo fattosi da solo, fino a occupare cattedre e i ruoli più prestigiosi - non poteva non raccogliere il cordoglio immenso di una città e del mondo culturale italiano e non solo italiano, manifestato con tante accorate testimonianze. Da giornalista che ha avuto, come molti altri, la fortuna di leggerlo e appassionarsi ai suoi studi, sento di aggiungere a tanti meritati titoli sulla sua straordinaria figura, anche questo molto calzante, parafrasando un motto del cardinale Mazarino, di “maestro sovrano del futuro per essersi fatto scrupoloso discepolo del passato”. Nessuno come lui ha saputo approfondire le radici remote di Napoli e dei napoletani con i loro pregi e difetti, aprirci gli occhi sulle cause vere degli odierni mali, facendo della storia una maestra di vita. Dalla piaga permanente della conurbazione che già, nel ’500, conteneva il germe della speculazione edilizia alla inadeguatezza della “legge speciale” di incidere nel reale cambiamento; dalla strozzatura urbana di Napoli, stretta tra i due originari blocchi industriali, a est di San Giovanni a Teduccio e ad ovest di Bagnoli, che ne hanno impedito ogni espansione all’indispensabile rilancio di Napoli, possibile solo in chiave metropolitana: nulla ha tralasciato per indicarci errori e strade per emendarli. Senza mai dimenticare il suo suggerimento solitario e lungimirante, ma incompreso, di favorire rapporti più organici con Roma, in base al dato storico inconfutabile che Napoli e il suo golfo, sin dall’antichità, furono in simbiosi con la Capitale. Anni di studi e di riflessioni riversati nel saggio: “Intervista sulla storia di Napoli” a cura di Percy Allum (Laterza 1978), indispensabile, per chi voglia seriamente capire questa città e uno dei figli migliori e più degni. Infine un ricordo personale. All’inizio del 1984, ai tempi della elezione a sindaco di Franco Picardi per far decantare una situazione di ostinata contrapposizione politica, seguita alla caduta della giunta Valenzi, in qualità di consulente alla comunicazione del neo sindaco, ebbi l’onore di conoscere il professore Galasso nel corso di una visita che egli volle fare al suo fraterno amico, nuovo inquilino di Palazzo San Giacomo. Quel giorno la sua presenza, pacata e solenne, mi diede davvero la sensazione di trovarmi accanto a una sorta di monumentale “stratificazione” di saperi. Confermata poi in un dettaglio, un saluto cordiale e significativo, che riservò a Picardi, schivo e intimidito di trovarsi in quel posto, cui, quasi a incoraggiarlo, disse: «Caro Francesco, la storia disegna e designa…». Poche parole affettuose per sottolineare l’alto e nobile privilegio di servire le istituzioni, che solo una personalità della sua levatura poteva porre nel segno di una sfida, decisa dagli eventi. Legando quel momento di grave instabilità al bisogno di avere un sindaco: moderato, inclusivo, non di parte. Come poi in effetti Picardi fu.