Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Il “cantore” dell’amore

Opinionista: 

Ogni volta che se ne va un artista, ogni volta che ci lascia un protagonista della vita, così intensa, vivace di questa nostra città, si dice, con ragione, che se ne va una parte di Napoli, una parte di noi, che lo abbiamo amato. È giusto dirlo, qui più che altrove. Perché qui, dietro ogni artista, ogni successo, non ci sono soltanto sacrificio e voglia di affrancarsi - su cui sorrideva con disincanto il grande Massimo Troisi - ma spesso passione, umanità, tanti valori. Lascio, quindi, immaginarvi il dolore che si prova per la scomparsa di un personaggio come Mario Da Vinci: “cantore” di tali valori, cultore di tali sentimenti, l’ambasciatore più autentico della Canzone napoletana, per un coerente comportamento di vita, che trovava sempre più positivi riscontri nella famiglia, nella società, nel suo mondo non sempre facile. Chi, come me, ha avuto il privilegio di frequentarlo, di averne l’amicizia, di coglierne gli aspetti privati più sinceri, di avergli fatto qualche “tiratina d'orecchie” pochi giorni fa, ha una tale messe di ricordi, impossibile da evocare senza essere presi da sincera commozione. Oggi sono stati in molti a scrivere di lui, dei suoi successi nazionali e internazionali, di concerti e spettacoli teatrali applauditi in tutto il mondo, della sua bravura, con lo sfondo della sua Napoli, non quella manieristica, fatta di luoghi comuni, raccontata dai cacciatori di colore, ma quella semplice, vera, allegra, di sacrifici, sempre però dignitosa, in cui era nato e cresciuto. Che tale era rimasta, anche nel successo, come riferimento ineludibile del suo canto, della sua esistenza, di una famiglia straordinaria: sei figli, dodici nipoti. Sempre uniti dal rispetto e dal doveroso culto della continuità. Ho riflettuto molto su quale sarebbe potuto essere il titolo più giusto e meritato per rendere omaggio, fuori da ogni retorica, al grande artista, a questa persona davvero perbene e buona, e penso di averlo trovato, è: Addio, “cantore” dell’amore. Il suo “canto” era, e resta per sempre, messaggio d’amore, non solo di mestiere, con quella voce calda di sentimenti antichi e accenti moderni, innovati. Mario Da Vinci, all’anagrafe Alfonso Sorrentino, difatti ha cantato amore quando lasciò Napoli con l’impegno d’onore di tornarvi, e vi tornò; amore quando vinse il festival di Napoli con note d’amore “'A mamma”; ancora quando capì e seguì il talento del piccolo figlio Salvatore, divenuto poi il grande Sal; amore di paterna dedizione quando rinunciò a tutto per fronteggiare un problema di vista che stava compromettendo la carriera artistica del figlio Gino, anche lui di spiccate qualità canore; amore quando volle cantare nello show di Sal, “Canto per amore”; amore di nonno quando, con lacrime di gioia, ha applaudito ancora una volta, venerdì scorso, il nipote Francesco mentre duettava col papà Sal sul palco dell'Augusteo. È stato quello il suo ultimo applauso alla sua grande, amatissima famiglia. Un uomo buono, gentile, non poteva che essere accompagnato da tanto struggente rimpianto, che nessuno meglio di Sal ha saputo corredare di gratitudine, con parole ineguagliabili di struggente amore, lanciate nell’infinito mare telematico: “Scusatemi se posto questa foto - è scritto sulla sua pagina Facebook con un riquadro nero a lutto - si è spento mio padre, un pezzo della mia vita che se n'è andato... Ti ho sentito al telefono, come ogni sera, per la buonanotte, e per informarti di tutto, sento l'eco della tua meravigliosa voce che non se ne va... Avrei voluto abbracciarti almeno per l'ultima volta, ma non ci sono riuscito, spero solo che il Signore aiuti me e la mia famiglia a superare questo momento difficile... Ti amo pà... Sei e resterai per tutti noi un grande padre e un grande uomo”. Addio Mario!