Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Il contesto e nulla più

Opinionista: 

Carissimi amici lettori, questa settimana avrei voluto intrattenervi sullo sfascio della giustizia italiana. Sfascio che, in questi giorni, è stato reso evidente dalla sentenza dell’Alta Corte europea che ha condannato l’Italia per aver ingiustamente perseguitato il povero Contrada, da quella della Cassazione che ha confermato l’orientamento consolidato per cui i fatti che hanno portato alla condanna di Berlusconi non sono reato, dalla strage nel palazzo di giustizia milanese e dal caos infernale che si è, conseguentemente, verificato agli ingressi di quello napoletano. Non posso. Mi sembrerebbe di affannarmi a tamponare una perdita d’acqua in cucina mentre l’intero palazzo crolla. Uno stato d’animo che comprenderete agevolmente, leggendo il riassunto delle più recenti cronache dell’invasione islamica. Martedì 14 aprile. Per la seconda volta nel 2015 i trafficanti di carne umana hanno sparato contro le unità della “Triton” per recuperare un barcone dal quale erano stati prelevati i migranti: operazione riuscita, poiché, ovviamente, il rimorchiatore italiano Asso 21 e il mezzo della marina islandese (???) Tyr non erano armati e in grado di resistere. I motoscafi usati dalla mafia islamica sono stati predati alla marina libica e, forse, erano quelli donati dall’Italia perché il governo libico fermasse le partenze. Sempre martedì e sempre per la seconda volta nell’anno. Sul web compare un filmato di minacce in lingua italiana. “Da te verremo con scempi e morte… affidiamo ai coltelli il compito di sventrare e sgozzare”. Verosimile, perché le macellerie islamiche per esseri umani funzionano a pieno ritmo e non sempre osservano le rigide norme previste per la macellazione dei bovini. Mercoledì 15 aprile. Sbarcano a Palermo, soccorsi dal mercantile Ellensborg, migranti provenienti da diversi paesi africani. I superstiti cristiani, provenienti da Nigeria e Ghana, raccontano piangendo che dodici loro connazionali sono stati gettati in pasto ai pesci da quindici migranti musulmani di Costa d’Avorio, Mali e Senegal; essi sono sopravvissuti resistendo, con il formare una catena umana, fino all’arrivo dei soccorsi. Uno degli assassini è stato identificato anche per una lesione all’alluce destro, cagionatagli da una vittima che lo aveva addentato, in un estremo tentativo di difesa, prima di essere sommerso. Giovedì 16 aprile. La Marina militare libera il peschereccio Airone, catturato con tutto l’equipaggio da un mezzo del califfato libico. Venerdì 17 aprile. Laura Boldrini “presidenta” della camera dei deputati della repubblica italiana (le minuscole sono volute), dichiara che “I 12 clandestini cristiani buttati in acqua dagli islamici vanno contestualizzati” (sic!); tenta poi di negare la matrice islamica della strage, dicendo che sui barconi non si fanno discussioni teologiche. Si dà il caso, peraltro, che l’aggressione sia avvenuta al grido di “Allah akbar”, che gli assassini sono tutti musulmani e le vittime erano tutte cristiane. E poi, che cazzo vuol dire contestualizzare? In quale contesto vuole inserirsi la Boldrini? In quello dei barbari che distruggono i Buddha afgani e le mura di Ninive, come essa pretende di scalpellare la scritta “Dux Mussolini” dall’obelisco del Foro Italico? Quella è lo scandalo! La “presidenta” non cura questioni di minore importanza Sempre venerdì 18 aprile un intervento di segno opposto. Un sindaco veneto del Pd minaccia le dimissioni e ottiene che un gruppo di profughi non sia spedito nel suo comune. “Abbiamo chiuso un semestre europeo nel quale l’Italia non ha fatto nulla, abbiamo un commissario, la Mogherini, mi chiedo a che serva”, sbotta il sindaco, Francesco Vezzaro da Vigodarzere, per la cronaca: democrat sì, ma fesso no. Sabato 19 aprile. Circolano notizie su un naufragio nel quale sarebbero periti 400 migranti. Nella notte fra sabato e domenica, però, ce n’è uno peggiore, 120 miglia a sud di Lampedusa: le vittime sono 700 secondo gli ottimisti, 900 secondo i pessimisti, affogate come topi in gabbia sotto lo scafo ribaltato di un peschereccio. La più grande tragedia di sempre nel Mar Mediterraneo? Tutti cominciano ad accorgersi che c’è un problema. Non è vero che tout va bien, madame la marquise, come da tempo si affanna a ripetere Matteo il petrusiniéllo. S’incomincia a sospettare che, forse, sarebbe stato meglio bloccare i migranti prima dell’imbarco. Era quello che stabiliva il trattato stipulato tra Berlusconi e Gheddafi, prima che Sarkozy (oggi di nuovo in auge) e Napolitano avessero la felice idea di eliminare il cattivo dittatore e restituire la libertà alla Libia. Domenica 20 aprile. Dodici cristiani copti di nazionalità etiopica vengono sgozzati (come i 20 copti egiziani pochi mesi fa a Sirte) in una località costiera della Libia (Barka in Cirenaica), altri sedici ammazzati con colpi di pistola alla nuca nel sud (Fezzan) di quel paese felicemente liberato dalla dittatura del rais. Lo si vede in un video intitolato “Finché non giunga la Prova Evidente” (Sura 98 del Corano). Si trattava di migranti che si erano rifiutati di convertirsi all’islam o di pagare la jizya dovuta dai dhimmi (non musulmani monoteisti). Lunedì 21 aprile, un tempo Natale di Roma (oggi ci si chiede quanto tempo manca prima che la Città non più Eterna cada sotto i colpi dello jihad). Si fanno i conti. L’Huffington Post stima in 34 miliardi annui il fatturato degli schiavisti. Centoventimila i migranti sbarcati nel 2015. Duecentomila quelli previsti per la prossima estate. Un milione i profughi che, in Africa, attendono, pronti a sbarcare in Europa. Centoventicinque sono i jihadisti arrestati da gennaio ad oggi fra coloro che hanno varcato illegalmente i confini. Si comincia a pensare al da farsi. Diatruzione degli scafi a terra? Blocco navale? Di intervento militare non si parla, tanto il dittatore non c’è più. Ma si incomincia a sospettare che la Libia liberata da Sarkozy e Napolitano non sia un paese ideale. Altra gente, oltre Matteo il petrusiniéllo, comincia a fare chiacchiere. C’è chi pensa che l’Onu debba fare qualcosa. Dimenticano che quel nobile consesso dedito alla logorrea e allo spendere (per lo più in Via Condotti) i nostri quattrini condanna l’Australia perché, con una seria politica di respingimento, ha ridotto del 90% gli arrivi e scongiurato, così, disastrosi naufragi nelle proprie acque. C’è chi invoca l’Europa. Qualcuno, addirittura, pensa che debba provvedere l’Italia. Come? Andando a recuperare i migranti in nel Mali e nel Burkina Fasu? È persino possibile. Combattendo la mafia islamica degli schiavisti? E come? Smobilitato l’esercito (a parte le indispensabili (!) missioni di pace, demotivata la polizia torturatrice, non resta che la Giustizia. Quella cui accennavo all’inizio. C’è davvero da fidarsi!