Il dilettantismo di tutti i nostri governanti
Gentile Direttore, sul Suo giornale di venerdì scorso sono state pubblicate tre lettere, a firma, rispettivamente, di Ottorino Gurgo, Antonio Coppola e Giovanni Lepre. Gli argomenti sono diversi: si va dall’analisi sul “connubio” sempre più fragile tra i 5 Stelle e la Lega di Salvini, alla “ politica dei no” di questo Governo e delle Amministrazioni periferiche, che penalizza soprattutto il Sud, all’attuale visita del Presidente della Cina Xi Jinping in Italia, sulla spinta della “via della seta”. Gli argomenti trattati sembrano molto distanti concettualmente tra di loro: tuttavia, a me sembra che abbiano un filo conduttore comune: l’approssimazione e il dilettantismo dei nostri governanti attuali, sia a livello centrale, sia locale. Sia chiaro: non voglio assolutamente “mettere in bocca” agli illustri opinionisti citati affermazioni che esulino dal cerchio della materia trattata. Voglio solo dire che alla fine della lettura delle loro opinioni ho tratto, come mia impressione del tutto personale, un filo comune della “governance” attuale del nostro Paese. Se, infatti, si parla del rapporto continuamente conflittuale tra la Lega e i 5Stelle, salvo a trovare intese per il “bene comune”, come si suol dire, che di comune ha il “bene proprio” (vedi salvataggio dal processo per Salvini), non si può non rimarcare che la conflittualità fa solo male alla collettività; se si mette il dito sulla piaga della “politica dei no”, partendo dalla “no Tav”, sino al più nostrano “no grate” di piazza Plebiscito, non v’è chi non veda che questi continui “no” portano all’immobilismo totale con grave nocumento alla nostra già traballante economia; se si segnala giustamente che la “via della seta”, così fortemente voluta dal Presidente Cinese Xi, non deve significare “esportare” un male ormai endemico che attanaglia soprattutto il Sud, cioè la contraffazione, che, secondo un rapporto dell’Ocse, vede in primo piano proprio la Cina, giustamente ci si preoccupa se nell’agenda della visita del presidente cinese, ci sia anche questa richiesta dell’Italia. E qui vengo al punto, che più voglio sottolineare. La “via della seta” è un’iniziativa strategica della Repubblica Popolare Cinese per il penetramento ancora più capillare dei collegamenti commerciali con i Paesi dell’Asia e dell’Europa. È stata voluta dal presidente cinese attuale Xi Jinping quando era ancora “soltanto” segretario del Partito Comunista Cinese; si chiama così, perché evoca l’epoca delle carovane che attraversavano la Siria, la Persia, per congiungere la Cina al bacino del Mediterraneo, e con esso tutta l’Europa. Nell’ultimo congresso del Partito Comunista Cinese, che ha visto Xi Jinping “balzare” da segretario del partito a presidente assoluto (si sa che in quel Paese la “democrazia” è solo un’espressione grammaticale) il progetto della “via della seta” riguarda soprattutto un ulteriore sviluppo interno della Cina, specie quella occidentale, più debole economicamente, per rendere la Nazione “un moderno e prospero Paese socialista, con la riunificazione della madrepatria con Taiwan” (parole del Presidente). Ho voluto fare riferimento e riportare questi piccoli accenni del colossale progetto del presidente cinese, per sottolineare quanto delicata sia la visita di Xi, con tanto di centinaia di uomini d’affari al seguito. C’è preoccupazione in Europa e in America dell’iniziativa isolata dell’Italia, per un accordo multicommerciale, che sembra sia stato programmato “sottotraccia”, quasi si trattasse di un trattato tra Stati che si stavano per spartire il mondo, come successe ad Yalta. Il prof. Francesco Sisci, professore all’Università del Popolo di Pechino (quindi, un sicuro amico della Cina stessa), intervistato, ha detto testualmente: “La via della Seta riscrive 400 anni di relazioni politiche; firmare in questo modo il memorandum tra Italia e Cina, è da incompetenti, o peggio”. La mia impressione è che l’Italia, usando la “scorciatoia” di un rapporto diretto con la Cina, senza avvisare neanche l’Ue e gli Stati Uniti, di cui ad ogni piè sospinto rivendichiamo l’amicizia, può ritorcerci a nostro esclusivo danno, isolandoci ancora di più di quanto già non lo siamo. Perché, se ancora non lo si è compreso, la “via della seta” non è solo un accordo commerciale, ma per la Cina è anche una espansione politica. Due considerazioni finali per concludere: 1) Gli accordi commerciali con la Cina comporteranno un “di più” per le nostre esportazioni, o semplicemente ci sarà un travaso tra esportazioni in Europa e Stati Uniti, cioè sottrarremo le nostre merci a questi colossi, per privilegiare la Cina (2x3 fa sei, come pure 3x2!); 2) L’Italia con la Cina può, poi, garantire i suoi duemila miliardi di debito pubblico, come, invece, fanno l’Europa e gli Stati Uniti? Almeno questo i nostri governanti dovrebbero saperlo: la Cina non fa “sconti” a nessuno! Salvini, al quale si possono rimproverare tante cose, da navigato politico l’ha capito; ed ecco perché ha detto giustamente: “le chiavi di casa agli italiani”!