Il guazzabuglio di Bagnoli
Quando una vicenda si trascina per troppi anni senza essere risolta si finisce col non capirci più nulla. Pochi sanno, per esempio, che al posto della gigantesca colmata c’era la grande spiaggia dove i napoletani (ed io tra questi) prendevano il sole e facevano i bagni nelle sue acque limpide non inquinate dalle barche che vanno al porto abusivo di “Mamomozza”. E pochissimi sanno che la legge n.582 del 18 novembre 1996 prescrive il sollecito ripristino della spiaggia. Ma sulla “rimozione” di questa montagna di veleni si continua a polemizzare tra chi (ed io tra questi) pretende il rispetto di una legge dello Stato e di due Accordi di Programma e di due Piani urbanistici esecutivi e chi (e sono tanti e autorevoli) ritiene invece che debba essere utilizzata per vari usi una volta “detossicizzata”. I fili si sono talmente ingarbugliati che al convegno organizzato il 27 novembre scorso dalla Unione degli Industriali “Napoli e la Campania. Perché no?”, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha detto: «La prima cosa da fare a Bagnoli con i 50 milioni messi a disposizione dal governo Renzi è la bonifica dei suoli, la trasformazione urbana viene dopo, molto dopo». Bisogna ricordargli che la bonifica comporta: la rimozione della colmata e il contemporaneo disinquinamento dei fondali marini; la bonifica delle spiagge di Coroglio (il loro inquinamento da piombo, cadmio, arsenico, rame. zinco, idrocarburi policiclici aromatici e amianto, ha motivato la sospensione della balneazione nel luglio 2005, ma la gente continua a frequentarle e a tuffarsi nelle acque avvelenate nella indifferenza delle pubbliche istituzioni); l’acquisizione dell’ex cementificio e dei suoli di Caltagirone (occorrono 25 milioni di euro secondo gli uffici regionali) e dei suoli delle Ferrovie dello Stato e la loro bonifica; la rifazione della bonifica del parco dello sport; e, infine, la demolizione di tutti i pontili prescritta dal Dpgr del 28 aprile 1998. E per attuare tutto questo non bastano 50 milioni di euro nemmeno se sommati ai 288 milioni previsti dall’Adpq del 21 dicembre 2007. I fili di questa scandalosa vicenda si sono talmente ingarbugliati da indurre il presidente dell’Unione Industriali Ambrogio Prezioso a dichiarare allo stesso convegno che «bisogna decidere il destino della colmata». Dimentica il presidente che il “destino” è stato deciso anche da lui quand’era nel consiglio di amministrazione della Bagnoli- Futura e firmò l’AdP del luglio 2003 e quello del dicembre 2007 sulla rimozione della colmata. E dimentica che il 6 febbraio 2015 il direttore generale del ministero dell’Ambiente Maurizio Pernice e il vicesindaco di Napoli Tommaso Sodano (lo stesso che in più occasioni aveva promesso il ripristino della spiaggia di Coroglio attraverso la rimozione della colmata e la contemporanea bonifica dei fondali marini avvelenati dall’ecomostro) hanno convenuto che “i 48 milioni di euro attribuiti al Comune servono per mettere in sicurezza il sito, dove è compresa anche la colmata a mare, per la quale saranno realizzate una nuova impermeabilizzazione e la riammodernizzazione dei sistemi di mantenimento dei depuratori e per il pagamento delle bollette e degli stipendi dei quattro tecnici che vi lavorano”. A parte la stupefacente rivelazione dei “quattro tecnici che vi lavorano” si tratta di una decisione inaudita, arrogante, scandalosa. La confusione è tale che non si sa nemmeno quale sia la somma giusta da destinare a Bagnoli visto che varia dai 5 milioni di euro decisi il 5 dicembre dalla così detta “cabina di regia” per la messa in sicurezza della colmata ai 50milioni del governo Renzi per la bonifica dei suoli, dai 70 milioni nella disponibilità del comune di Napoli per la rimozione della colmata (l’ha promessa il sindaco Luigi de Magistris il 19 aprile 2013) ai 48 milioni dell’accordo Pernice-Sodano per impermeabilizzare e ammodernare i depuratori della colmata e ai 70 milioni stanziati dalla Regione per il roseto del parco. Un vero e proprio guazzabuglio. Dal quale non sarà facile uscire. Viene perciò da chiedersi se la dismissione delle industrie di Bagnoli non sia stato un madornale errore.