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Il Movimento 5 Stelle, quel partito che non è

Opinionista: 

Il M5s è, politicamente, la dissimulazione perfetta. Una realtà sostanziale radicalmente diversa dall’apparenza. Non è complesso, però, discernere il sostanziale conformismo che contraddistingue i contenuti dell’azione politica del movimento: •Il M5s non è un partito democratico. La struttura interna del movimento è di matrice marcatamente satrapica. Non è mai stato celebrato un congresso, o qualsivoglia altra forma di pubblico ed aperto confronto tra iscritti, documenti o tesi. E neppure è stato mai consentito agli iscritti scegliere mozioni con modalità trasparenti e giammai virtuali, e comunque tali da consentire ogni possibile verifica in ordine agli esiti di un eventuale confronto interno. Casaleggio, dopo la morte del padre, è subentrato alla sovradirezione ideologica del movimento per effetto di meccanismi propri di una successione dinastica, piuttosto che all’esito di un confronto interno degli iscritti. Il loro mentore, Beppe Grillo, ha abbandonato la scena ai delfini designati, dopo avere egregiamente esaurito la funzione di popolare apripista e battitore del movimento; •Il M5s non è un vero partito giustizialista. Autorevoli esponenti pentastellati sono indagati e rinviati, altresì, a giudizio per fatti commessi nell’esercizio delle loro funzioni pubbliche (vedi Virginia Raggi, sindaco di Roma). I vertici del movimento non ne hanno chiesto le dimissioni che, invece, vengono farisaicamente pretese quando analoghe vicende travolgono, a qualsivoglia titolo, esponenti di altre forze politiche. •Il M5s non è un movimento antieuropeista o antiglobalista. O almeno non lo è più. Alle origini era stringente, invece, la critica rivolta dai pentastellati nei confronti di tutti i meccanismi comunitari, vincolanti le scelte di bilancio e di politica economica ed industriale del paese, in quanto imposti alle bazioni dai trattati internazionali e dai diktat della Troika. L’obiettivo originario dei cinquestelle – stando ai loro vecchi proclami - sarebbe dovuto essere, una volta conseguita l’affermazione elettorale, la convocazione di un referendum popolare sull’uscita dell’Italia dal sistema della moneta unica. Tale prerogativa è scomparsa dall’agenda dei grillini. L’antieuropeismo pentastellato è progressivamente sfumato, fino a completamente svanire nei programmi del movimento, ad affermazione elettorale avvenuta. I cinquestelle, pur di non dispiacere agli ambienti che contano, non hanno esitato a rivedere i programmi elettorali in precedenza sostenuti, senza passare attraverso alcun confronto interno con gli attivisti. È noto del resto che gli unici partiti populisti ammessi dall’establishment finanziario al governo, oppure tollerati dalle èlites, sono quelli che in Europa hanno poi fedelmente eseguito le direttive della Troika, come Tsipras in Grecia o che, come Podemos, in Spagna. •I pentastellati non sono il partito della legalità. Giammai dimostrano di credere alla legalità quale valore non negoziabile. Raggi ed Appendino, sindache grilline, hanno astutamente atteso la definizione delle elezioni del 4 marzo per consentire la registrazione, presso le rispettive amministrazioni, dei riconoscimenti di figli da parte di coppie cosiddette omogenitoriali. Nel corso della campagna elettorale i cinquestelle si sono ben guardati dal porre qualsivoglia accento su tale delicata tematica. Tali registrazioni sono ampiamente illegali: l’ordinamento vigente non consente il riconoscimento, e neppure l’adozione, di minori da parte di coppie dello stesso sesso. Meno che mai la legge consente la più aberrante forma di mercimonio conosciuta del corpo della donna: l’utero in affitto. Eppure le sindache della legalità non esitato a perseguire scopi giammai consentiti dalla legge. Orbene, se la legalità fosse realmente intesa dai cinquestelle come un valore non negoziabile ne dovrebbe praticare sempre l’osservanza, anche quando la legge contempla precetti ritenuti non condivisibili. Predicare la legalità ma, come i meglio farisei, non praticano quanto predicano. •Non sono il partito dei tagli alla spesa improduttiva. La loro è una propaganda di facciata: si guardano bene dal chiarire che i tagli a vitalizi e stipendi dei parlamentari incidono in termini assolutamente insignificanti sul bilancio dello stato. Sono invero fautori di quella che rappresenta la peggiore forma di spesa improduttiva mai concepita: il reddito di cittadinanza. Si tratta di un reddito da erogare senza alcun lavoro corrispettivo. La questione non è creare reddito senza lavoro, ma lavoro con reddito dignitoso, arginando le distorsioni prodotte dal mercato globalizzato sull’ossatura economica e produttiva del Paese. •Il M5s non è una forza di opposizione ed antisistema. I pentastellati, nella scorsa legislatura, hanno approvato tutti i provvedimenti di legge proposti dal Pd, seppure giammai rispondenti ai reali bisogni del Paese e neppure oggetto di propaganda da parte dei grillini (abolizione del reato di clandestinità, unioni omossessuali, obbligatorietà di ogni sorta di vaccinazioni, biotestamento).