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Il nazionalsocialismo e i crimini di Hitler

Opinionista: 

Alla fine della seconda guerra mondiale il mondo venne a conoscenza dei “lagher” tedeschi, nei quali vennero bruciati nei forni crematori sei milioni di ebrei assieme ad altre centinaia di migliaia di zingari, omosessuali e dissidenti. E il 20 novembre del 1945 furono processati a Norimberga alcuni dei maggiori responsabili di quell’orrendo sterminio (Goering, von Ribbentrop, Hesse, Doenitz, Speer, Bormann…). Si erano suicidati nel bunker di Berlino Hitler e Goebbels, trascinando nella morte moglie e figlie bambine. Un processo voluto come monito perché un simile crimine contro l’umanità non si dovesse ripetere mai più.E alla fine del processo, nel corso del quale gli imputati venivano chiamati “criminali nazionalsocialisti”, gli antifascisti italiani coniarono il termine “nazismo”, togliendo le sillabe “onalsociali” dalla parola “nazionalsocialismo” usata da Hitler. Non potevano tollerare che della parola “socialista” si appropriasse il criminale tedesco visto che, prima di lui, l’avevano adottata i vari partiti di sinistra europei e che l’aveva preferita il comunista Lenin quando fondò la Cccp o Urss, ossia Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. E riuscirono a diffondere in tutto il mondo l’espressione “nazismo” assieme al neologismo “nazifascismo” coniato per definire l’alleanza tra l’Italia di Mussolini e la Germania di Hitler col Patto d’Acciaio del 1939, con l’intento di omologare due ideologie che avevano in comune solo la dittatura. Ma era profondamente differenti nella gestione del potere. Il fascismo ha soppresso la libertà di parola, di pensiero e di associazione, ha sciolto tutti i partiti politici e ha emanato la leggi razziali. Però ha consentito che esercitassero la loro attività di studiosi, di dirigenti d’azienda e di scrittori a personalità come Benedetto Croce, Enrico De Nicola, Giovanni Gronchi, Giovanni Giolitti, Concetto Marchesi, Ferruccio Parri, Ivanoe Bonomi, Vittorio Emanuele Orlando, Meuccio Ruini, Giovanni Leone, Giuseppe Marotta, Ennio Flaiano e molti altri antifascisti non altrettanto noti. Come mio padre. Gente che sarebbe stata sterminata nei forni crematori della dittatura nazionalsocialista di Hitler e sarebbe scomparsa negli inferni dei gulag siberiani della dittatura comunista di Stalin. È questa la storia. E non la si può travisare a piacimento. Il fascismo e il nazionalsocialismo ebbero in comune anche la conquista del potere attraverso confronti elettorali con altri partiti. E non con una rivoluzione, come fecero i comunisti russi. Le elezioni politiche svoltesi in Germania nel 1933 furono vinte dal Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori di Adolf Hitler col 43,9% dei voti. E così le ricorda a pagina 130 del suo libro “Gli anni del Grande Terrore” Anatoly Ribakov: “I giornali europei e sovietici erano pieni di fotografie di Hitler e l’immagine più atroce era quella del presidente della Germania, il feldmaresciallo Hindenburg che stringeva la mano a Hitler congratulandosi con lui per la promozione a Cancelliere del Reich. Hitler in abiti civili, col cappello in mano che sorrideva con aria trionfante e si inchinava davanti a Hindenburg, e questi, in uniforme militare, elmetto prussiano e spada, che guardava il nuovo capo della Germania con un misto di tristezza e terrore”. Mai immaginando che il nuovo Cancelliere avrebbe chiesto e ottenuto dal Reichstadt i pieni poteri, che avrebbe instaurato la sua dittatura come Fhurer, che avrebbe fondato il Terzo Reich del Millennio e che avrebbe ammaliato un intero popolo. Compresi gli intellettuali come Martin Heidegger, uno dei maggiori filosofi del secolo scorso, che si affrettò a iscriversi al partito nazionalsocialista. E ammaliò il famoso regista svedese Ingmar Bergman che si pentì di essere stato un ammiratore di Hitler quando alla fine della guerra venne a conoscenza dei campi di sterminio. Ha ammonito Bertrand Russell: “La storia va rispettata. Non la si può modificare cambiando i nomi”. Perciò bisogna smetterla di continuare a parlare di nazismo e di nazifascismo. Non basterà un Millennio per dimenticare i crimini contro l’umanità commessi dal nazionalsocialismo hitleriano.