Il rebus delle primarie e la pausa d’agosto
Era ieri e l’ istituto delle primarie annunciava il suo nuovo corso. Tutti innalzavano peana a questo nuovo,magico strumento democratico che parlava di certezze, di numeri, di scelte condivise. E poco importava che il voto si esprimesse liberamente sul web o, magari, nei cinema, nelle associazioni culturali, dovunque fosse aperto un seggio per portare il partito più vicino alla gente. Ma oggi, a distanza di anni, il fervore è lo stesso o, al tutto, si è sostituito lo spazio di una critica che ha messo in crisi questa scelta ? In qualche caso, non ci sono dubbi, il meccanismo ha funzionato perfettamente. Alla Regione, nella scelta del candidato governatore, l’indicazione di De Luca è stata il frutto di un lavoro territoriale certosino, puntuale, attento, decisamente partecipativo. Ma altra esperienze, come quella legata alle primarie per il Comune di Napoli ( successivamente annullate direttamente da Roma ) hanno rivelato i limiti dell’ elettorato attivo, rimettendo in discussione le logiche partecipative. La sensazione è che più limitato sia il perimetro della competizione ( Municipalità, Comuni, Provincie ), più le primarie si prestino al gioco dei piccoli potentati locali. In questi casi, si assiste, improvvisamente, ad uno spazio di eccessiva visibilità mediatica per soggetti abituati spesso a vivere nell’ ombra della politica, richiamandoli su palcoscenici inattesi. Ma le amministrazioni locali, nel tempo, sono diventate una cosa terribilmente seria. Non costituiscono più l’ apprendistato per i parlamentari di domani. Sono anzi, un terreno ricco di sabbie mobili dove solo l’ esperienza riesce a stabilizzare il quadro di governo, facendo squadra, portandosi quotidianamente in sintonia con la propria gente. Ma è un compito difficile e resta problematico pensare di portare, attraverso le primarie, alla guida di una grande città, un piccolo ras locale, depositario solo di qualche migliaio di aficionados. Pensate, in questa pausa d’ agosto, a Milano, nonostante tutto la più importante piazza economica del Paese. Mentre Pisapia annuncia l’ addio, ecco farsi avanti un lungo campionario di candidati, tutti disponibili al test delle primarie, tutti con il proprio significativo pacchetto di voti. Sono già 3, a dieci mesi dalle elezioni, i candidati ufficiali del Pd, altri 6 coloro che hanno confermato la loro disponibilità velata, nascosta, indisponibile, comunque, a qualsiasi rodeo elettorale preventivo. Al momento, resta un punto interrogativo sui metodi e sui modi delle scelte. Per i tempi della politica è ancora presto. Assisteremo ad altre primarie, tra solidi assessori o vedremo una scelta finale capace di andare al di là di ogni logica correntizia, coinvolgendo uomini come De Bortoli, Ambrosoli, Boeri ? E’ una delicata miscela esplosiva. Che, per converso, non riguarda solo Milano ma anche Napoli che ha un identico appuntamento elettorale. La sensazione è che, nelle grandi aree metropolitane, sia necessaria, prioritariamente, una squadra di riferimento, una bandiera che garrisca al vento, un partito modellato su robuste esperienze ed una solida equipe che lavori h24 per tamponare le mille emergenze, costruire il futuro ed abbattere i tanti, inutili costi del municipalismo. Certo, un nome autorevole è fondamentale perché può qualificare l’ azione di governo ma, come Roma insegna, non basta, non può bastare. Così come, in casi del genere, appare oggettivamente insufficiente l’ approccio con semplici primarie. Ci vogliono oggi, nelle grandi realtà municipali, partiti che tornino a decidere, che indichino la direzione, che si responsabilizzino sulla leadership e sulla struttura di supporto. Altre cose sono le Regioni, altri appuntamenti sono le sfide per la segreteria nazionale. Lì, dove l’ elettorato è più ampio, lì dove non vive l’eterno confronto con le piccole gerarchie locali, le primarie rappresentano un’ occasione di richiamo di indubbio, autorevole interesse. Fermo restando la necessità di regolare, prima o poi, il dettato dell’ elettorato attivo. Ed inevitabilmente nella sfida del 2016 affiorano anche le amministrative a Napoli, appuntamento largamente atteso da vasti settori della città. Dopo l’ insufficiente esperienza di De Magistris è ora che tornino in campo i partiti, con le loro idee, con le loro scelte, con programmi limitati e credibili. Perché la festa delle amministrazioni locali è ormai finita e la guida di un grande Comune non può richiedere più semplici slogan ma la concretezza di una visione quotidiana che assicuri, almeno, la forza della normalità.