Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Il suo rinascimento finì nei cassonetti

Opinionista: 

Ventidue anni fa, nell’autunno del 1993, in vista della sua candidatura a sindaco di Napoli, Bassolino rivolse una lettera aperta ai napoletani. Pane, amore e demagogia. Tra tante considerazioni e promesse, per accattivarsi una opinione pubblica, disorientata da disfacimento e collasso dei partiti per via giudiziaria, prima che per calo di consensi , scrisse: “Penso che ci sia poco da stare allegri di fronte alla condizione della città. Io non lo nascondo: quando cammino per strada sento crescere dentro una grande irritazione. Ogni principio di autorità è morto; non c’è regola che venga rispettata: tutti sembrano ormai aver perso fiducia e speranza nel futuro, e siamo come in un dopoguerra anzi peggio, perché più che macerie materiali dobbiamo rimuovere macerie morali”. Conclusione, in parole povere ma verosimili: “Se mi votate, me la vedo io. Farò di Napoli la più bella città del mondo”. Votato e rivotato anche alla Regione, irresponsabile come sponsor della Iervolino, una “patacca”, il suo rinascimento finì nei cassonetti. Dopo ventidue anni, c’è forse qualcuno che possa seriamente sostenere che la Napoli odierna è migliore di quella che spinse Bassolino a candidarsi con la promessa di farne la “Città del sole”, il luogo ideale della vivibilità? Diciamolo allora subito contro le mistificazioni e gli “urrah” degli ultras: non solo le cose non sono cambiate ma sono addirittura peggiorate e quel che più indigna è che coloro che hanno contribuito a peggiorarle, ora presumano ancora di poterle cambiare. Al danno, la beffa. Più si avanti nel dibattito politico e più peserà questo passato pieno di flop. Anzi la coincidenza della recente approvazione di una prima trance di fondi governativi (150 milioni su 450 promessi) per lo smantellamento di 5 milioni di ecoballe - una vergogna universale a cielo aperto - con l’annuncio di ieri di vedere in campo Bassolino, il governatore di quella torbida stagione, impone di rileggerlo impietosamente. Ci si rende conto: se non avessimo avuto queste bombe tossiche, a parte il beneficio di non correre alcun rischio sanitario, quanto sarebbero stati oggi utili i milioni della bonifica delle ecoballe per il rilancio di aree di prevalente vocazione agricola e turistica? Ci sia o no Bassolino, la sinistra che ha “sgovernato” Napoli per lustri, non può parlare di futuro, senza aver prima fatto i conti con un passato, che scotta. Un elenco di fallimenti: in cima Bagnoli, un pozzo di San Patrizio, cui si sono attinti miliardi a piene mani lascando le cose come stavano, poi il centro storico, altra gigantesca voragine progettuale. Ma l’ultima perla è di de Magistris, il quale invece di essere grato al Governo per essersi presa la rogna Bagnoli, mostra anche d’essere risentito. Ormai è sempre più vero. Certa sinistra può cambiare cavalli e colori, ma resta sempre inconcludente. Peccato che a farne le spese sia sempre Napoli.